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La storia di Aranrhodda
Forse conoscete mia cugina Gweniver. Una volta era lei la maggiore in età tra
noi due, quando ancora non avevo imparato a raddoppiare la mia velocità di
apprendimento attraverso incantesimi che traggono la loro potenza dalla mia
stessa forza vitale; non che il mio aspetto sia minimamente cambiato da quello
della giovane elfa che si è avventurata nel mondo esterno spronata
dall¹esempio della sua eccentrica cugina.
Io non possiedo poteri innati, doni di qualche Dio che per capriccio ha scelto
per come tramite per la sua forza; ma ho studiato, china su antiche pergamene
ho letto i segreti della magia, e posso sentire mio il potere che adesso
scorre nelle mie vene.
Non mi recai da nessun maestro: fu lei a trovare me. In un primo tempo rimasi
ammirata a guardarla, scorgevo tutto ciò che avrei voluto essere, e quando mi
chiese di seguirla come allieva fui pervasa da una brama di conoscenza (e sete
di potere, poiché sono la stessa cosa) irresistibile, e la seguii senza
esitazione.
Non ricordo molto del viaggio; non capivo ancora i meccanismi che regolano i
portali dimensionali, ma ben presto arrivammo a destinazione. Myailyn (forse
l¹avete incontrata nei vostri viaggi) abitava in una magione, dove potei
osservare appieno cosa fosse il Male, che conoscevo solo in senso astratto. Mi
era sempre stata palese la natura demoniaca della mia insegnante, ma fu allora
che percepii appieno il significato della sua natura, ed il suo potere.
Non fu per paura che la seguii; seguivo solo il mio istinto, e la mia natura.
Giorno per giorno sentivo la forza da sempre in me fiorire lentamente, e ad un
tratto capii che non potevo più imparare niente da Myailyn; era palese dalla
sua inquietudine, poiché forse non si aspettava tali risultati da me.
Me ne andai senza salutare, con un poco di rimpianto ed un po¹ di
disorientamento; certo, le scuole classiche avevano registrato i miei
progressi, ma non avrei saputo a chi rivolgermi all¹interno di tali strutture,
né del resto mi sentivo attratta da una permanenza in una scuola di magia.
Vagai senza meta, imparando dall¹esperienza concreta, e a mie spese, cosa
fosse l¹applicazione pratica di precetti astratti. Sono tornata dalla morte
più volte, poiché numerosi furono i miei fallimenti; e grande è la mia
afflizione per il decreto che ci permette di ritornare, ma non di ricordare
cosa ci fosse nell¹aldilà.
In ogni caso, tra varie difficoltà alla fine divenni una Maga degna di questo
nome; e cominciai a passare più tempo nella variopinta città di Alma, invece
di prediligere boschi e caverne alla ricerca di malcapitati su cui provare i
miei incantesimi. Ricordo bene come vidi la città la prima voltaŠ La vita
pulsa in tutte le città, ma mai come ad Alma ricordo di aver visto tale
energia primaria, tanto potenziale.
Mi dicono che Gweniver sia passata di lì, e che ci abiti tuttora, anche se il
Fato non ha mai voluto che io trovassi altro che tracce del suo passaggio;
forse un giorno riusciremo a rivederci. Io la cerco, anche se percepisco
l¹ostilità che provocherebbe un nostro incontro; ma del resto, sono una Veste
Nera.
Aranrhodda
Da Aranrhodda a Jezabel
Eccomi qui. Ultima creatura di un Mago, insignito dalle sue grandi azioni con
il titolo di Signore del Passato e del Presente; emanazione della Volontà di
Raistlin, e forma vivente dello spirito di Aranrhodda, pervenuta a nuova vita
grazie all¹intervento del suo insigne maestro di arti arcane.
Ancora strano ed inusitato è per me parlare di Aranrhodda in terza persona;
poiché io sono Aranrhodda, ma sono anche Jezabel, e con questo nome da me
scelto da Nuitari sarò nota in futuro. Vivono in me l¹antica tenacia, le
conoscenze ed i ricordi della mia vita passata; ma dei dubbi e delle
incertezze che travagliavano Aranrhodda nulla rimane, poiché non sono più miei
i fantasmi del suo passato.
Nelle mie vene scorre un nuovo potere non più offuscato dalla stanchezza e
dalla fatica di vivere; ed il fuoco della Magia tempra la mia Volontà, la mia
Volontà che a lungo ha resistito attendendo il giorno in cui avrebbe trovato
compimento, la mia Volontà che sola sosteneva il peso dei ricordi e delle
perigliose conoscenze.
Sono ciò che Aranrhodda desiderava essere; il nostro destino fu segnato il
giorno in cui nelle Terre di Alma per la prima volta comparve colui a cui devo
la mia nuova forma; e forse siamo come falene attratte dal calore di una
fiamma, irretite dalla bellezza di un pericolo più grande di loro; tuttavia il
richiamo delle arti arcane è potente, e non vi è nel mondo nulla di più
difficile per un Mago che rinunciare a solo una briciola di potere che
intraveda come raggiungibile.
Perché per un iniziato ai misteri della Magia il potere che ne deriva non è un
volgare mezzo per raggiungere i propri scopi, né un semplice studio, per
quanto impegnativo; volta a distruggere o a creare, legata alla sfera della
Vita o della Morte, la Magia rimane sempre, per i puristi non posso
esprimermi sulle convinzioni dei profani e dei dilettanti un¹Arte, ed al
contempo linfa e perno delle loro esistenze.
Solo la Morte potrà fermare la mia ricerca; tuttavia non la temo, poiché sono
la prova che uno spirito sufficiente forte può perdurare e trovare nuova
formaŠ con un aiuto adeguato. Personalmente ho avuto la fortuna di trovarlo,
ma sbaglierebbe chi pensasse che Raistlin abbia comprato il mio appoggio
rendendomi quello che adesso sono. Da prima il mio appoggio nei suoi confronti
era incondizionato; mai nulla ho chiesto al mio maestro, e mai ha egli preteso
obbedienza o tantomeno omaggio da me; nessun vincolo mi lega a lui, salvo la
Volontà, e solo in un secondo tempo la riconoscenza.
Termina qui il novero delle mie azioni e dei miei intenti in questa giovane
vita; possa Nuitari splendere sulla tua strada, lettore, che sei interessato
alle vicende di una Veste Nera.
In fede,
Jezabel deVir
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