La storia di Elfagor


Tratto da “Storia di una colpa da espiare” di Elfagor

Dal capitolo 60.

[…]
-E così mi chiedi di raccontarti la mia storia… Sai che rimembrare il mio passato non mi fa piacere, specialmente parlare della mia vita precedente, ma, in nome della nostra amicizia, lo farò, anche se brevemente: non posso perdere troppo tempo… La mia missione mi chiama costantemente.
-Come ben sai io non sono di questo mondo, o almeno, così credo, visto che nessuno del mio mondo mai aveva parlato di un posto del genere. Vivevo in una grande città, con case molto più grandi di quelle che sono qui, con strane macchine che tu nemmeno immagineresti, alcune delle quali volavano addirittura, e con gente della sola razza che qui viene chiamata umana. La vita là era molto diversa e io, come sai, vivevo sfruttando la terra e le sue risorse per una grande società, che non sto a ripeterti cosa sia, inquinando terra, acqua ed aria e, me ne rendo conto bene solo ora, rovinando il mio mondo e causando la morte, involontariamente sì, ma pur sempre causandola, di animali e, purtroppo, persino persone.
-Un giorno come dal nulla, mentre mi trovavo solo a casa, come al solito dopo il lavoro, vedo sulla mia poltrona una figura di spalle, con un mantello addosso e un cappuccio, entrambi marrone scuro, di sullo sfondo alla grande vetrata che dava sulla città. Non so perché, ma sapevo che non era un ladro e che non dovevo avere paura di quella persona, ma sentivo anche che avrebbe cambiato molte cose nella mia vita quell’incontro… E vedi che così è stato!
-Mi avvicino a lui e questi, come nulla fosse:
“Fermo - mi dice – non spetta a te parlare e non fare domande perché il nostro tempo qui è poco”
“Chi è lei, cosa vuo…”
“Le ripeto, faccia silenzio o sarò costretto a provvedere io”
“Ma come si permette, chi è, cosa fa lei in…”
-E qui lui comincia a pronunciare strane parole, una preghiera, o, come adesso ho ben capito, una magia-
“…casa mia, ora chiamo lllla pppolzzz…”
“Bene, come vede ora lei non riesce più a parlare… se volessi potrei accecarla, evocare qualche animaletto e aizzarglielo contro o altri giochetti del genere, ma non sono qui per darle prova delle mie abilità… Ora, anche se a dire il vero l’ho costretta un po’, mi deve stare a sentire.
“Io non sono di queste parti, non ho una casa qui, non abito in questa città, ma amo la terra, la natura, le piante, i boschi, gli animali e tutto quello che gli Dei, o se lei preferisce, il suo Dio, hanno creato. E il dolore della terra è universale, si sente ovunque, si propaga nello spazio e nel tempo ed arriva ai nostri numi i quali ne soffrono… e per questo hanno mandato me.
“Mi hanno detto «Va in quel luogo che altri chiamano Terra, scegli un uomo che ti sembri adatto allo scopo e con le caratteristiche che ti abbiamo indicato, prelevalo e portalo qui», e io così ho fatto. Tu sei stato scelto e ora mi seguirai!”
-Detto questo l’uomo cominciò a concentrarsi: da quel poco che vedevo di sotto il cappuccio, mi accorsi che le sue lunghe e folte sopracciglia nere si contraevano in uno spasmo quasi doloroso, la sua fluente chioma, anch’essa nera, ma con riflessi di uno strano verde scuro, si agitava come serpi animate, e i suoi occhi verdi, ma con buffi, lo posso dire solo ora che so cosa siano, riflessi rosso e giallo si rigiravano lentamente all’indietro nelle orbite…
-Tutt’ad un tratto l’uomo sorrise, un sorriso ampio, caldo e rilassante e quindi scomparve in uno sbuffo di fumo-
“… polizia! Cosa com… Ma che diamine era? Ma che è successo?”
-Pensavo si trattasse di una sorta di visione, pensavo di aver sognato… non so, ammetto che non avevo le idee molto chiare… quando ad un tratto mi sentii un brivido lungo la schiena, le mie pulsazioni cominciarono ad aumentare forsennatamente, e una strana nebbiolina cominciava a fluttuarmi intorno, prima sui piedi, poi salendo e intensificando il suo roteare, fino alle ginocchia… Poi cominciai a percepire dell’elettricità in quella nebbia, e come una forza che mi schiacciasse contro me stesso: mi sentivo implodere… Adesso rido di queste sensazioni ma lì, se fossi solo riuscito a muovere qualche muscolo, avrei cominciato a tremare ed urlare forsennatamente!
-Infine la nebbia mi avvolse completamente, cominciai a non distinguere più le forme intorno a me, la mia stanza sbiadiva e io mi lasciai andare a quella forza che da opprimente diventava via via più calda e consolatrice…
“po bene. Non abbiamo forse sba…”
“gnuo, non mi pavre…”
-Cominciavo a sentire come delle voci intorno a me, mentre stavo in uno stato di dormiveglia, intontito come dopo un lungo sonno durato un intero inverno. Cominciai a muovermi, un po’ scompostamente-
“Vedi che avevo ragione?”- Disse una voce che mi giungeva stranamente familiare “Si, beh, lo devo ammettere… Penso che tu abbia fatto una scelta molto oculata… Pochi altri avrebbero resistito allo shock della prima volta” – Rispose alla prima una seconda voce, molto più nasale e acuta della prima, e sentii una mano un po’ fredda in vero, ma morbida e liscia carezzarmi i capelli e prendere la mia nella sua, come per rincuorarmi.
-Aprii gli occhi e mi accorsi di essere disteso su un pagliericcio, morbido fin oltre le più rosee aspettative, all’interno di una grotta, non poteva essere niente altro con quelle pareti tutte di roccia, abbastanza fresca ma non umida. Corsi con gli occhi il più velocemente possibile per vedere tutto quello che mi circondava e la visione mi frastornò non poco: c’erano mensole con sopra strani recipienti di insolite cose dai colori e dalle forme, alcune non proprio belle, più disparate… Riconobbi alcuni alambicchi, delle fiaccole accese, un tavolo, alcune sedie, e cataste di libri, pile e pile di libri sparsi un po’ ovunque. Quindi gli occhi, nel loro vagabondare, caddero sulla forma del mantello che indossava l’uomo che avevo visto nel sogno, quando ero a casa, e subito cercai di vedere la persona a cui apparteneva.
-Beh, immagina tu quale debba essere stato il mio stato d’animo quando lo vidi in figura intera… Era più basso di me, anche se non mi aveva dato quell’impressione la prima volta, portava dei pantaloni di una strana stoffa, sembrava quasi fosse di scaglie di coccodrillo, ma blu! Inoltre indossava una maglia di un colore che cambiava continuamente, senza sosta, tanto da dare fastidio agli occhi, e un lungo mantello, questa volta azzurro scuro, tutto tempestato di stelle fatte, mi parve allora, di diamanti o gemme preziose. Infine il volto, un po’ scarno ma ben tagliato, allungato, con mento non troppo pronunciato, e quegli occhi, ora senza quei bagliori che avevo visto prima. In ultimo lo sguardo mi cadde sulle orecchie, debitamente adornate di due curiosi ma molto pregiati orecchini, erano molto appuntite!
“Beh, che guardi così intensamente… mai visto un elfo da vicino?” – disse alla fine l’uomo-
“Come, cosa… Chi siete? Dove mi avete portato? Che volete da me? Perché pro…” – Cominciai a dire forsennatamente-
“Suvvia, si calmi, e beva questo!”
-Era una donna, la voce che aveva parlato anche prima nel mio dormiveglia, e adesso mi porgeva un lungo cappello blu indicandomi di bere dal bordo. Era decisamente diversa dall’uomo, dall’elfo, con lineamenti molto più simili ai nostri, ma di una bellezza quasi mistica: un lungo crine dorato, a tratti quasi bianco ed estremamente lucente, incorniciava un minuto viso, dove, al di sopra di un fulgido sorriso contornato da due rosei petali di labbra, e di un curioso nasino un po’ alla francese, si stagliavano i due occhi più profondi che donna potesse avere nell’intero universo. Mi persi al loro interno, in quel viola intenso delle sue iridi, così assurdo su qualsiasi altro essere ma così naturale in lei. Anche lei portava un abbigliamento fine e molto curato: un paio di pantaloni di finissimo lino bianco, due ciondoli che rappresentavano una luna con sopra una falce al collo, un orecchino a forma di cornetto e un altro di giada purissima, molto lavorato. Inoltre indossava due anelli, uno con un bellissimo verde smeraldo sopra, l’altro un fine cerchietto di opale; infine sul corpo una maglia anch’essa ricoperta da alcune scaglie molto simili a quelle dei pantaloni dell’altro, ma di un colore rosso intenso, e un lungo e sontuoso mantello finemente ricamato con fili d’oro. Rimasi un po’ a fissarla, poi, mi scossi.
“Ma cosa vol…” – Tentai di riprendere la mia sfilza di domande-
“Vuoi fare quello che ti dice Giulia o ti devo zittire nuovamente?” –Tuonò, notevolmente irritato, l’uomo.
“Va bene, farò quello che dite.” –e bevvi dal cappello: conteneva latte! Avevo molta più sete di quanto immaginassi e quindi bevvi e bevvi e bevvi, ma, al contrario di ogni aspettativa, il cappello non si svuotava mai… Provai a versare un po’ del liquido lì contenuto in terra, ma continuava a scorrere allegramente come niente fosse. “Puoi stare così per giorni interi… non si svuoterà mai” –Disse ridendo la dolce voce di Giulia – “E’ magico, come magia è quella che ti può togliere la voce e quella che ti ha condotto qui!”
“Cosa, come? Cosa farneticate? Perché mi avete condotto qui? Cosa volete da me? Volete avere un riscatto per me? La polizia sarà sulle vostre tracce, forse è meglio che mi lasciate e fuggiate via!”
“Vuoi uscire? Vedere fuori? Bene, vai allora!” –Disse con uno strano sorrisetto sarcastico l’uomo-
-E io uscii: dapprima mi parve fosse tutto normale, gli alberi, il bosco, ma il clima mi sembrava un po’ strano per la stagione in cui eravamo, e soprattutto un albero mi incuriosiva per la forma.
Così mi avvicinai…
“Salve forestiero… Piaciuto il viaggio? Ora vedi di assolvere bene il tuo compito o dovrai vedertela con me” –Disse una bocca che improvvisamente si era aperta nella corteccia dell’albero e si era cominciata a muovere come fosse la cosa più naturale del mondo.
-Poi le fronde cominciarono a muoversi e a protendersi verso di me, e, un po’ indecorosamente lo ammetto, mi diedi alla fuga e tornai di corsa nella grotta di prima.
“Ah ah ah ah” –Rideva allegramente, quasi commosso, l’uomo, e anche Giulia, anche se sommessamente, nascondendo la bocca con il dorso di una mano. –“Vedo che il Primo Albero ha fatto la tua conoscenza e, vista la polvere che hai sollevato, tu della sua!”
“Ma cos’era quella cosa? Un albero animato di un set di qualche film? E’ tutto uno scherzo? Chi siete? Cosa volete da me?”
-Avevo paura di uscire nuovamente ma non mi fidavo dell’uomo… non sapevo che fare. “Adesso forse è meglio che ci si segga tutti intorno a quel tavolo là e si parli del perché tu sei qui, di quello che devi fare e di chi siamo noi” –mi rispose, ora seria, Giulia.
“Ma voi…”
“No, non vogliamo farti del male, altrimenti lo avremmo già potuto fare da un bel pezzo; anzi, siamo qui per aiutarti, anche se ora non ti potrà sembrare ovvio” –soggiunse l’altro.
Quindi i due si diressero al tavolo e si sedettero… Io, decisamente frastornato, decisi di seguirli.
“Allora, innanzitutto convinciti di non essere sul tuo mondo, o, se preferisci, pensa di essere in un luogo irraggiungibile, dimenticato dal tuo Dio e da tutti, dove nessuno della tua vecchia vita potrà mai raggiungerti, almeno per un bel po’ di tempo” –Cominciò l’uomo e, come per dar più peso alle sue parole, cominciò una serie di nenie, disse alcune parole, pronunciò alcune parole, ora direi eseguì dei riti, e fece apparire dapprima un grosso mirtillo, poi una sfera di luce che cominciò a fluttuare a mezz’aria e infine, intorno a se un globo scuro come la notte.
“Beh, se volete convincermi che io sia in un altro mondo questo non basta di certo” –sogghignai… Ebbi presto a pentirmene! L’uomo incominciò un altro rito, molto più complesso e, improvvisamente, il suo corpo si liquefece, come burro su una padella calda, per poi, con un processo inverso, ricomporsi nella figura di uno strano essere, una sorta di lucertola o qualcosa di simile.
“Bene, adesso sarai contento… Nortor si è trasformato in un mulichort… Ti piace di più così?” –Giulia, un po’ seccata, indicò l’essere.
-Devo dire che come minimo ero atterrito, ma vedendo che la ragazza conversava tranquillamente e si rivolgeva senza alcun timore a quell’essere, ripresi il controllo-
“Ritorna normale Nortor, almeno può darsi che si calmi un po’” –Disse all’essere, indicando me.
E così l’essere si liquefece anche lui, ritornando ad essere l’uomo di prima. “Penso di potermi ritenere soddisfatto per oggi!” –Provai a scherzare io- “Ma cosa volete da me?”
“Sul tuo mondo ti sei macchiato per aver maltrattato la natura, i boschi, gli animali, per aver sfruttato senza ritegno i suoi doni e le sue risorse e questo, come ti ho già accennato, dispiaceva ai nostri Dei.” –Mi spiegò Nortor.
“Tu e i tuoi pari non considerate grave quello che fate al vostro mondo, pensate che sfruttarlo così sia un vostro diritto, che possiate agire a piacimento del creato… Purtroppo, per voi, non è così, e quindi gli Dei, che sentivano in prima persona il pianto disperato del vostro mondo, hanno incaricato noi di provvedere. Ci siamo riuniti in consiglio, io, Nortor e tutti gli altri esponenti delle classi presenti su questo mondo, uno Stregone, un Mago, una Psionica, … in tutto undici esseri, i Primi, tutti immortali, e abbiamo deciso di prelevare un’altra persona, portarla qui e ricondurla sulla retta via con un lungo addestramento che lo proteggerà e guiderà nella sua missione. Quest’ultima, che comporterà una continua applicazione e una totale dedizione, lo eleverà agli onori e lo detergerà della sua colpa.” –Soggiunse con enfasi Giulia.
Costretto dalla mia incombenza, dovetti congedare il mio amico, promettendogli di riprendere il racconto successivamente, per poter riposare in vista della partenza del giorno successivo.
[…]


Dal capitolo 66.

-Rieccoci dunque, è più di un mese che non ci vedevamo… Eh, il mio compito mi occupa veramente, ma ormai lo amo e mi dedico ad esso con tutto me stesso, anima e cuore. -Giulia e Nortor mi raccontarono l’andamento della riunione dei Primi e ora te ne farò una descrizione più accurata dell’ultima volta che te ne ho parlato.
[…]
-Quindi, come vedi, non sono il primo ad essere stato prelevato dal mio mondo e ricondotto qui. Alcuni di questi hanno compiuto il loro dovere da mortali, e sono ora innalzati a livello di immortali, non pari ai Primi del cui consiglio ti ho appena raccontato, ma con enormi poteri che sfruttano ancora per cercare di proteggere i risultati delle loro azioni. Al contrario, come sai, i Primi vivono celati con altri nomi e altre mansioni, sempre pronti ad intervenire su richiesta degli Dei.
-Finito il racconto Nortor e Giulia mi portarono dei nuovi abiti, mi dissero di sdraiarmi sul giaciglio di cui prima e lei cominciò a pronunciare alcune parole, nuove rispetto a quelle che avevo sentito fino ad allora, e caddi in un sonno profondo. -L’indomani, o forse qualche giorno dopo, non so, al mio risveglio, mi dissero che mi avrebbero condotto al cospetto dei Primi, dove sarei stato giudicato, edotto sui miei doveri, e dove avrei subito un processo di iniziazione, così lo hanno chiamato, per rendermi più adatto a queste terre. Puoi ben immaginare che ero piuttosto nervoso. -Del mio primo viaggio nelle terre di queste lande a me sconosciute ti ho già raccontato abbondantemente e non starò ora a ripetermi. Giungemmo infine in una grande foresta, con enormi alberi pietrificati e lì, attraverso un passaggio veramente ben nascosto da rami e fronde strategicamente sistemati a nascondere il tutto, giungemmo infine a quello che mi fu detto essere il “Cuore” di queste terre. Era un prato, tutto circondato dagli alberi più grandi e maestosi che avessi mai visto, ciascuno dei quali doveva avere millenni almeno, con tronchi larghi anche decine di metri e altezze formidabili. A terra c’era uno strato di erba fresca, appena bagnata da una lieve rugiada, e fiori e piccole piante dai colori e forme più disparati, che ondeggiavano alla lieve brezza proveniente dal sole che sorgeva in quell’istante ad est. In questo luogo, in una strana luce soffusa creata dal riverbero dei primi raggi con la nebbiolina di primo mattino, a terra, disposti in circolo, c’erano undici scranni di legno, tutti finemente intarsiati, alcuni borchiati, uno cosparso di petali, un altro che sembrava essere radicato al suolo e ancora vivo, quasi una pianta con quella strana forma, in tutto undici sedili, uno per ciascuno dei Primi. Al centro del circolo di sedili c’era un altro cerchio, molto più piccolo, di pietre, che doveva, dalla cenere presente, essere il luogo dove si accendeva il fuoco… Nella cenere c’erano strani disegni, simboli e piccoli oggetti che il fuoco non aveva bruciato: solo dopo capii cosa era tutto ciò. Dei Primi comunque non c’era traccia, salvo naturalmente la presenza di Nortor e Giulia: proprio quest’ultima, dopo aver scrutato il cielo e il sole, quasi aspettasse che accadesse qualcosa in particolare, cominciò a concentrarsi come Nortor aveva fatto quando eravamo ancora nel mio caro mondo.
“Ho contattato mentalmente uno dei Primi, Milius il Mago, che arriverà qui… in un lampo” –disse lei con un sorriso non appena smise quella strana pantomima.
-E, come dal nulla, ecco formarsi nell’aria, in un punto poco lontano da noi, a circa un metro dal suolo, un piccolo cerchio di un colore blu violetto, che si allargava velocemente, emanando una forte scarica di energia. Assunse velocemente le dimensioni di circa un metro di raggio e da esso, come fosse la cosa più normale del mondo, ne uscì uno strano essere, alto circa quanto un bambino, con uno strano bastone in mano. Subito dopo il cerchio si restrinse velocemente e scomparve nel nulla da cui era venuto.
“Salve Giulia, salve Nortor” –Disse con enfasi lo strano essere… -“Vedo che avete portato a termine la prima parte della nostra fatica… Bene, bene…” –E cominciò a scrutarmi da capo a piedi come fossi io l’animale più buffo di questo mondo. “Buongiorno straniero” –mi rivolse la parola –“Fatto buon viaggio? Le piace qui?” -Beh, devo dire che il mio primo incontro con un gnomo mi ha colpito alquanto. Era appunto alto quanto un bambino, ma i lineamenti tradivano un’età molto maggiore, portava una fine barbetta bianca che gli incorniciava un viso scarno e rigato da una marea in continuo movimento di rughe. Folte ciglia sormontavano due occhi, uno di un marrone corteccia, l’altro di un azzurro intenso, ambedue con riflessi gialli e rossi, che fluivano in un moto circolare. Portava una lunga tunica, di color porpora, che copriva tutto il corpo, tranne i calzari, che avevano due curiose ali di qualche uccello ai lati delle caviglie, e la testa, sormontata da una corona a dodici punte, tutta intarsiata e tempestata di gioielli. Infine il bastone, con sopra una strana sfera di una qualche pietra trasparentissima, nel quale un piccolo globo luminoso vorticava su se stesso, e con incisi sopra simboli evidentemente magici e runici. -Ma il bello doveva ancora venire, con l’arrivo degli altri, soprattutto della Psionica che era invisibile…
[…]
-E questo dunque è quello che mi è stato detto dai Primi. Dovevo scegliere quale vita trascorrere su questo mondo, a quale arte dedicarmi, e perseguire la salvaguardia della natura e di tutte le sue espressioni, dalle forme di vita più insignificanti e misere, a quelle più maestose e pericolose, come gli alberi e i mitici draghi, come quello che aveva evocato Milius, intervenendo attivamente nella vita di questi esseri, anche a costo di eliminarne alcuni per ristabilire il corretto equilibrio delle forze in gioco. Questo era il mio compito, e questo lo è tutt’ora e questo è quello che farò da ora e per sempre fino a quando gli dei mi concederanno di poter vivere.
-Mi era stato scelto di scegliere in quale arte dovevo essere istruito e io avevo chiesto che mi fosse insegnata l’arte magica, in quanto il mio fisico non permetteva l’uso della forza e dell’agilità, ma piuttosto mi costringeva a sforzare intelletto e memoria. Inoltre avevo espresso la mia preferenza di essere legato con un vincolo molto stretto ai boschi che dovevo proteggere, curare e difendere, quindi Nortor si propose di insegnarmi le sue arti. Infine mi chiesero di assegnarmi un titolo con cui essere ricordato dagli altri e su cui dovevo giurare di perseguire il mio fine: scelsi VerdeAnimo e così tutti mi chiamano ancor’ora.
-Come hai capito a questo punto qualche cosa però deve essere andato storto nei piani dei Primi. Scelta la mia strada mi dissero che avrei trovato compagni nella vita, molti dei quali avrebbero trovato in me un amico e un confidente anche perché spinti dalla comunanza del passato, in quanto anche loro prelevati dal mio mondo in tempi diversi, e mi confidarono alcuni di questi nomi, così che in futuro potessi rivolgermi anche a loro per cercare un aiuto nello svolgere il mio compito. Detto questo hanno poi cominciato lo strano rito di cui ti ho detto prima, infondendomi protezioni e poteri che sentivo fluire in me in modo turbolento e al contempo gratificante e rassicurante e infine il mago ha pronunciato quella magia che, a quanto siamo giunti con le nostre riflessioni, pensiamo dovesse cancellare in me i ricordi del mio passato e inculcarmene di nuovi, a sostituzione di questi, almeno finché gli Dei non avessero deciso che avevo espiato sufficientemente la mia colpa.
-Come ben sai però io non ho perso la memoria del mio originario passato, forse a causa dell’intervento di Giulia, di nascosto, durante quel cerimoniale con un’altra magia di altra natura, ma conservo due memorie distinte, una reale, e un’altra creata dai Primi ad hoc per me, per rendere meno penosa e più naturale la mia esistenza. -Non ti ho mai raccontato a fondo l’altra mia memoria, penso sia giusto farlo ora, visto che, anche se non è la realtà, contiene tutti i ricordi dei miei primi addestramenti, della mia città natale e di tutte le mie, nuove, infanzia, fanciullezza…
[…]
-E quindi come puoi aver capito Nortor non è altro che Silverleaf: ha scelto un nuovo nome ma continua ad impartire insegnamenti a tutti i druidi del nostro mondo.
-Ora però devo tornare a me, la natura mi chiama e il mio compito mi aspetta… L’aver mantenuto memoria delle mie origini è duro per me e rende il mio compito decisamente più arduo e penoso, ma sono contento che Giulia abbia impedito di cancellare in me la memoria della mia colpa: ora espierò il male commesso con maggiore dedizione e impegno.
Detto questo congedai il mio compagno e, prese le mie cose, mi diressi verso la Foresta Elfica.


Elfagor, il VerdeAnimo



Postilla:

So che voi non crederete a molte cose della mia storia: vi sembreranno assurde, false o inventate. Siete fra i pochi a cui ho narrato il mio passato, perché come avete visto me ne vergogno, ma a degli amici fidati non si può celare nulla di se stessi: non rivelerò mai quali di voi provengono dal mio mondo, per il semplice fatto che non mi credereste e che rovinerei la vostra vita, quindi non chiedetemelo. Vi prego solo di una cosa… non mi giudicate per quanto di male ho fatto, sto espiando, cercate di vedere il nuovo io che ora vive in me: adesso, per voi e per tutti, sono Elfagor, il VerdeAnimo.