Racconto della Recita dei Salii

Tremavo. Io che avevo affrontato mostri innumerevoli e paure senza nome, che avevo cambiato corpo, che avevo sfidato le leggi in nome della mia magia, io che avevo affrontato anche la guerra.
Tremavo al pensiero di poter disonorare me ed il Sacro Ordine sbagliando qualcosa, ed il vociare del pubblico dall'altra parte del sipario aveva un suono minaccioso quanto il clangore delle spade.
La veste bianca di Giulietta addosso a me aveva qualcosa di ridicolo, o quasi blasfemo agli occhi di Nuitari; eppure se il mondo in fondo non e' altro che una grande rappresentazione di teatro da parte degli Dei, non avevo motivo per temere vendette.
Il resto della compagnia era in fermento. Chi provava battute, chi ascoltava gli ultimi consigli dell'ImpreSalio, chi sbirciava attraverso le pesanti tende di velluto rosso che ci separavano dal pubblico. Non resistetti alla tentazione e sbirciai a mia volta.
Vidi persone di ogni genere, amici e nemici riuniti sotto lo stesso tetto per l'occasione; intravidi il Conte Strahd farsi largo tra i posti del teatro. Ma vidi anche Eroi più vicini alla realtà di Alma: vidi Nightbay dei Mercenari e Fawdrath dei Cavaluce, che presto sarebbero stati inconsapevoli spettatori dei loro alter ego sul palco; vidi Vladimir dei Vampiri, Covenant l'eroe e poi tutta la variopinta folla di cittadini di Alma. L'aria vibrava della divina presenza degli immortali che vollero affacciarsi sul mondo per seguire l'evento.
Ma infine, quando furono tutti seduti, il sipario si alzo'. La mia voce incerta comincio' ad acquisire la sicurezza dell'abitudine mentre battute e gesti sembravano danzare tra gli attori della nostra Compagnia. Il pubblico era una massa indistinta di volti attenti, e tutto sommato tutto ciò a cui dovevo pensare ero io ed il palcoscenico.
Alla fine del primo atto la paura fu cancellata da uno scroscio di applausi; rapide congratulazioni dietro alle quinte con gli altri membri della Compagnia e poi nuovamente li', sul palco, a bere l'attenzione come un vino inebriante.
Quando infine uscii dai panni di Giulietta Capuluce per tornare nei miei ero stanca come raramente ero stata, eppure non volevo far altro che festeggiare con gli altri; se la lingua conta veramente piu' della spada, avevamo tracciato un capitolo nella storia di Alma a caratteri cubitali; per una volta, fu la benevolenza degli dei e degli uomini a rendere tranquillo e profondo il mio sonno quella notte.


Jezabel