La storia di Tirylith


Tirylith nacque all'incirca nel 310° anno dalla fondazione di Alma, nella Valle di Cernebog, una regione arida e desolata all'estremo settentrione delle Terre del Nord, quasi ai confini del mondo conosciuto. L'elfa oscura abitava con la sua famiglia in una grotta come tutte le altre, senza grosse pretese. I genitori di Tirylith erano persone semplici (il padre un onesto cacciatore, la madre una discreta sarta), mentre i tre fratelli, tutti più anziani di lei, non sembravano avere delle ambizioni per loro futuro e trascorrevano le loro giornate stuzzicando le poche creature che osavano passare in quella che spesso veniva chiamata "Valle della Morte".
L'apparente normalità della famiglia Fil-Gawin vacillò nel momento in cui l'ultima nata cominciò a parlare. Tirylith dimostrò da subito un'intelligenza al di sopra del comune e nella comunità di quei drow si incominciò a parlare delle doti soprannaturali di quella piccola elfa: lo Stregone la riconobbe come un'Alruna ("colei che dice tutto mormorando", una sibilla in contatto con gli spiriti). Spesso infatti la si vedeva gironzolare per i cunicoli della loro città sussurrando da sola, come se fosse persa in un'altra dimensione.... I suoi genitori cercarono in tutti i modi di scoraggiare questa sua dote, ma per lei era troppo importante, davvero troppo!
Il Grande Saggio della Comunità degli Elfi Oscuri di Cernebog aveva un grande potere: secondo l'usanza, se si sentiva in qualche modo oltraggiato poteva condannare il colpevole all'esilio forzato dalla Valle. Quando Tirilith aveva appena 4 anni, capitò che l'Anziano Timòlad, forse l'unico ad incoraggiare la spiccata predisposizione alla magia della piccola drow, osasse contrastare il Grande Saggio in merito ad una sentenza in una controversia su un diritto di possesso. Mentre Timòlad stava preparando i suoi bagagli per l'esilio, Tiry (era così che veniva e viene ancora chiamata dagli amici) si decise: doveva lasciare la sua Comunità con le sue oppressioni. Grazie al suo fisico minuto riuscì a nascondersi in una delle sacche caricate sul cavallo di Timòlad e partì con lui. Il vecchio si accorse di avere compagnia solo dopo qualche giorno, quando la giovane Alruna non resistette più ai morsi della sete e della fame. Non potendo tornare indietro e commosso dalle suppliche della sua piccola amica, decise di portarla con sè e, data la sua particolare capacità di apprendere, di insegnarle tutto quanto sapeva riguardo alle molte scienze magiche e di combattimento sviluppate nei secoli.
Passarono così i sette anni più felici di Tirylith, girovagando per boschi e villaggi, tra lezioni di storia, di magia e racconti leggendari. Durante il loro lungo viaggio, Timòlad si accorse che la sua giovane compagna continuava sempre più assiduamente i colloqui con gli Spiriti, ma non fece mai domande a riguardo, anche perchè sembrava non essere un argomento di cui l'elfa amasse parlare. Tiry, invece, chiedeva sempre di più al suo primo Maestro, soprattutto riguardo alla Magia: incantesimi, leggende su grandi Maghi ed in particolare espresse il desiderio di visitare qualche città dove avrebbe potuto seguire qualche lezione da un Maestro Mago. L'anziano drow decise così di intraprendere il lungo viaggio che li avrebbe condotti a sud, verso una terra di cui aveva sentito parlare moltissimo nei racconti dei molti avventurrieri incontrati nei suoi quasi 800 anni di vita, ma di cui non ricordava il nome.
Era passato da poco il giorno del tredicesimo compleanno di Tirylith, si trovavano nella piazza principale di un piccolo villaggio quando Timòlad proferì le ultime parole che l'apprendista maga sentì da lui:
"Giovane amica, il mio corpo ormai è troppo stanco per poter continuare questo lungo viaggio, ma promettimelo, tu devi continuare! E' il mio ultimo desiderio... Vieni qui, Tirylith, inginocchiati e promettimi che riuscirai a raggiungere la Terra Magica, dovunque si trovi e comunque si chiami! Ora prendi queste provviste ed imbocca quella strada, non voltarti... Va ora, piccola elfa, va! E che Eragal sia con te!"
Tiry prese il fagotto, montò sul cavallo, abbracciò Timòlad e partì senza dire nulla. Non capì mai come il vecchio poteva essere a conoscenza di Eragal, anche se era stata avvisata di questo addio. In quanto Alruna, la drow era stata contattata da una divinità infernale chiamata Eragal, appunto: non un dio malvagio, in effetti, ma un'entità che controlla degli spiriti malvagi e pertanto investito di poteri malvagi. Dopo lunghi discorsi la piccola e l'Immortale erano praticamente diventati amici, poichè l'elfa ascoltava ben volentieri tutte le lamentele del Dio... Lungo il solitario cammino erano di questo tipo i pensieri che passavano per la testa di Tirylith, poi, all'improvviso un'illuminazione: "Ho capito! Allora il vecchio Timòlad sapeva, sapeva tutto!! Ha compreso che al compimento del tredicesimo genetliaco Eragal mi ha donato una linfa magica e alcuni poteri! Ha così saputo che ora sono protetta ed in grado di cavarmela da sola.... magari ha pure visto la natura malvagia di questo potere... Già, sono in molti a precepirmi come una creatura malvagia, Eragal mi aveva avvisata. Ha anche detto che saranno in pochi ad avere la giusta vista per comprendere che il mio animo è puro, ma che sono i poteri magici ad essere influenzati dai Signori Oscuri... probabilmente ha ragione, coloro i quali riconosceranno questa particolarità saranno persone di cui potrò sempre fidarmi. Manterrò la mia promessa, Timòlad, diventerò una maga, raggiungerò la Terra di cui hai tanto parlato!".
Seppe arrangiarsi discretamente, da sola: nei molti villaggi incontrati nel cammino c'era sempre qualcuno desideroso di un oracolo, bastava indossare il mantello, calare il cappuccio sul volto e fingere di scrutare il futuro in una bella pietra trovata nel bosco per guadagnare qualche spiccolo. Col passare del tempo Eragal le insegnò anche qualche piccolo incantesimo, che Tirylith apprese e praticò con grande entusiasmo nel suo lungo pellegrinaggio: piccole cose, come provocare prurito o creare un rumore per distrarre eventuali nemici.
Trascorsero così tranquillamente quasi quattro anni, il tragitto percorso aveva fatto incontrare alla giovane elfa, che si faceva di giorno in giorno più indipendente e bella, diversi compagni di viaggio e la sua vita le sembrava davvero magnifica, anche se non era ancora riuscita a trovare nessuno in grado di seguirla "fisicamente" nel suo cammino verso la conoscenza magica (Eragal in fondo era solo una voce nella sua mente). Arrivò così vicino alla costa e non le restò altra scelta se non quella di imbarcarsi verso le Terre d'Oltremare, sempre verso sud, come aveva suggerito Timòlad.
L'imbarcazione faceva scalo per qualche settimana su una piccola e amena isoletta del Mare d'Oro e Tirylith decise che avrebbe provato qualche incantesimo di un vecchio librone di magia, trovato abbandonato in una piccola pineta sulla costa. L'inesperienza non la portò a riflettere sulle conseguenze di questo gesto e la voglia di indipendenza decise di non consultarsi con la sua Divinità, nonché maestro, Eragal. Fu così che si sistemò in una piccola radura e decise di provare a lanciare una piccola saetta magica contro un alberello. I risultati furono quelli che chiunque conosca un po' la magia potrebbe prevedere: le parole del rituale non furono pronuciate correttamente e la saetta esplose tra le mani di Tirylith, facendola cadere svenuta a terra.
Dopo qualche ora passò di là una giovane donna che percepì un'aura malvagia intorno all'elfa, ma ciò nonostante decise di portarla nella locanda del villaggio, gestita da una sua cara amica, per poterla curare al meglio.
Quando Tirylith riprese conoscenza erano passati ben 5 giorni: si ritrovò in un'accogliente cameretta e davanti a lei si stagliarono le figure esili di due umane, probabilmente. Una di esse la stava medicando: aveva lunghissimi capelli blu e la pelle chiarissima, ma le orecchie non erano a punta, non si trattava di un'elfa lunare... L'altra era molto bassa, portava gli scuri capelli ricci raccolti sulla nuca ed aveva uno strano simbolo accanto all'occhio destro, quasi una piccola lacrima. Ancora molto stanca e confusa, l'elfetta si addormentò profondamente, senza riuscire nemmeno a pronunciare il suo nome. Al risveglio non era più sull'isola, ma nuovamente in viaggio sull'imbarcazione che l'aveva portata all'isola; stavolta però non era da sola, con lei c'era la donna dai capelli blu che l'aveva salvata. Il nome di questa chierica era Selene e si trovava su quell'isola per visitare l'amica, il cui nome Tiry assolutamente non ricorda; ora si stava dirigendo verso Alma, una ridente cittadina che disse trovarsi in un altro mondo, oltre il Piano Astrale... una specie di Universo Parallelo. Selene assicurò alla drow che in quel luogo avrebbe trovato degli insegnanti di magia molto capaci, così Tirylith decise di buon grado di seguirla.
Il viaggio durò qualche settimana ed il giorno che giunsero ad Alma l'elfa aveva ormai 17 anni, una specie di matrigna (Selene, appunto, che si era presa a cuore il futuro di questa piccola maghetta dopo aver ascoltato per intero la sua storia) che finge tuttora di detestare - forse perchè ha capito che la sua forza magica è innata e non proveniente da un qualche spirito o forse perchè non è abituata ad avere un tutore - ed un futuro da Maga da costruire.
Al momento Tirylith vive felicemente in una locanda appena fuori Alma, acquista di giorno in giorno più esperienza ed impara velocemente nuovi incantesimi sempre più potenti.
Spesso pare convinta di aver trovato i territori chiamati da Timòlad "la Terra Magica": se fossero proprio le lande attorno ad Alma?

Tirylith