Cronache di Krynn
Cronache di Krynn




Ovvero




I racconti delle imprese di un gruppo di avventurieri dispersi
nelle terre in cui si svolse la guerra delle lance






Il Drago Nero: Altre storie:
Cronache di Coboldi mutanti



Antefatto:

In una terra lontana... in un mondo parallelo a quello di Krynn, in un tempo molto lontano nel passato, l'ultima guerra tra i Re dei regni degli elfi e degli uomini contro il Drago Nero si era finalmente conclusa. La fortezza del Signore del Male era alfine caduta dopo un assedio durato mesi e mesi, e lo stesso Drago Nero era stato imprigionato dagli eserciti dei mortali riuniti. Il Gran Consiglio Congiunto formato dai capi degli elfi e degli uomini, rendendosi conto di non potere uccidere un Essere la cui natura divina lo rendeva Immortale, ricorsero alle più potenti arti magiche a loro disposizione: ricorsero ad un Desiderio per dividere il suo corpo dalla sua Essenza. Il Suo corpo fu relegato negli abissi più inaccessibili delle profondità della terra. La sua Anima nefanda fu ulteriormente divisa in tre parti, ed ognuna di Esse fu imprigionata all'interno di una delle tre gemme che adornavano la corona che ricopriva la testa dello stesso Drago Nero durante la sua lotta con i regni degli umani. Quale fine poteva essere più consona al Male in persona se non quella di venir relegato in quello che era stato il simbolo del proprio potere? Ma tali precauzioni non sembravano essere sufficienti: il potere del Signore del Maligno era tale che anche la permanenza delle tre gemme in quel mondo era troppo pericolosa. Ancora una volta gli stregoni dei regni dei mortali furono convocati. Furono scelti tre ardimentosi, i tre condottieri più valorosi che esistevano allora nei Regni, e ad ognuno di loro fu consegnata una delle tre gemme. Infine i tre prescelti varcarono la soglia di un portale che avrebbe tenuto l'Essenza del Drago Nero lontano da quel piano di esistenza, un portale che non si sarebbe mai più riaperto nè in quel verso nè in quello opposto, un portale che avrebbe tenuto il Male separato e quindi al sicuro... o per lo meno così i Saggi speravano. I condottieri scelti erano i migliori, seppur consci che il passaggio che si sarebbe aperto non avrebbe consentito loro il ritorno, andarono comunque: questo provava la loro forza e la loro fedeltà alla missione affidatagli. Come ormai avrete capito, il mondo scelto dai maghi mortali per nascondere l'Essenza del Drago Nero era Krynn. Un'ottima scelta pensarono, uno dei più lontani dal piano di esistenza del Signore del Male, e quindi là i Suoi poteri sarebbero stati deboli, oltretutto Krynn era un mondo chiuso, dal quale è difficile muoversi verso altri piani. Lì il Maligno sarebbe stato rinchiuso per sempre, al sicuro, ma....

Dei tre condottieri uno, il giovane e valoroso elfo di nome Alanir si diresse verso l'allora ridente Silvanost e si unì alle forze di uno dei nobili degli elfi in lotta contro un potente drago rosso e mori' nello scontro contro quest'ultimo.
Il secondo si convertì al culto di Paladine, in suo onore scavò un tempio in una montagna a due giorni di cammino a sud di Kalaman, ma dopodichè di lui si persero le tracce.
La terza era un'elfa di nome Siliriel. Di lei si sa solo che vagò per vario tempo per le lande di Krynn, ma lentamente ed inesorabilmente il suo animo venne corrotto dal potere malefico emanato dalla gemma stessa, ed ella si dimenticò completamente dell'incarico affidatole.....

A poco a poco la malvagità mai sopita dell'Oscuro Signore corruppe l'anima di Siliriel fino a prenderne possesso del corpo. Fu a quel tempo che su Krynn avvenne lo sconvolgimento noto come il grande cataclisma che seguì la caduta di Ishtar. Il Drago Nero, e con lui il corpo mortale di Siliriel, sopravvisse al cataclisma, ed Egli scelse di ritirarsi nelle lontane grandi isole occidentali del mondo, nelle quali stabilì una sua dimora nelle profondita' della terra. In quei luoghi imprigionò in una teca di cristallo lo spirito di Siliriel mentre lui si serviva del suo corpo immortale di elfa... ma i suoi poteri erano molto limitati: il suo vero corpo giaceva altrove, mentre le altre parti della sua anima giacevano sparse in un mondo a lui sconosciuto. Ma la Sua malvagità non era per questo diminuita, anzi un solo pensiero gridava forte dentro di sè: vendetta, feroce vendetta per coloro che avevano osato fare questo di Lui. Avvenne allora che gli Dei oscuri di Krynn vennero a conoscenza della presenza del Drago Nero in quel mondo, in particolare fu Takhisis che gli si presentò. L'intento della Signora dei Draghi era quello di trovare alleati per poter battere finalmente gli Dei del bene e gettare il mondo intero nel Caos. L'unico obiettivo del Drago Nero era quello di riacquistare la sua libertà per poter tornare indietro nel suo mondo e riprendere così pieni poteri, al fine di portare a termine la sua vendetta. Per far ciò però aveva bisogno delle altre due gemme: solo così avrebbe potuto forgiare un'altra corona magica. Fu così che tra i due Dei si stipulò un patto infernale: la Signora delle tenebre avrebbe fornito al Drago Nero il potere che gli serviva per recuperare le parti mancanti di sè stesso, in cambio Il Signore del Male avrebbe aiutato Takhisis a conquistare il mondo, partendo dalle isole occidentali in cui il Signore dell'oscurità aveva posto dimora. Gli altri Dei non si avvidero di quanto stava accadendo perchè la Signora dei Draghi seppe ben nascondere il tutto ai loro occhi.

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La minaccia che viene dall'Ovest

Qui comincia il racconto delle gesta eroiche di quei fortunati che parteciparono a quella indimenticabile avventura......

La storia dei nostri eroi comincia secoli dopo gli eventi narrati nell'antefatto. A quei tempi numerosi avventurieri solcavano le floride lande di Krynn, ma un gruppo di loro sarebbe stato chiamato da una serie di eventi a partecipare ad una avventura che mai si sarebbero sognata. Avventurieri che ancora non si conoscevano ma che avevano già partecipato da soli a numerose imprese.

Il giovane e promettente druido di nome Cilmark ad esempio, desiderava riaffondare i propri passi tra le morbide terre dei boschi occidentali, le terre che gli avevano dato i natali e a cui era molto affezionato. Era molto che mancava da quelle terre, ed in tutto quel tempo aveva vagato a lungo, facendo molte esperienze che ne avevano potenziato le doti. Per questo comunicò al sacro concilio dei druidi la sua intenzione di abbandonare le terre orientali nelle quali aveva ormai adempiuto ai compiti assegnatoli e tornare verso le terre natie. Fu lo stesso concilio dei druidi che gli assegnò il compito di indagare sugli strani eventi che si stavano svolgendo proprio nella parte occidentale di Krynn. Era come se in quelle terre ci fosse un forte sbilanciamento tra le forze naturali, come se il male nelle lande occidentali fosse molto più forte che altrove. Uno squilibrio che pareva molto radicato, ma che solo persone tanto sensibili alle forze della natura e all'equilibrio del mondo potevano notare.
Con grande gioia quindi il giovane druido avrebbe intrapeso il viaggio di ritorno verso casa. Avrebbe fatto di tutto per scoprire l'origine di quel male e per sconfiggerlo.

In quello stesso momento il nano Zac, sempre in cerca di tesori, si trovava da tutt'altra parte del mondo. In particolare si stava dirigendo verso la casa di un suo vecchio amico, un mercante con l'hobby del collezionismo e dello studio degli antichi testi per chiedergli lumi circa un libro molto interessante nel quale si era imbattuto. Si trattava di un libro di leggende raccolte durante la sua carriera da un bardo il cui nome era andato perduto. Un racconto in particolare aveva catturato la sua attenzione: in esso si narravano le gesta di Alanir l'elfo che combattè a Silvanost morendo in uno scontro contro un drago. Ma quello che attirava più di ogni altra cosa il nostro avido nano era la spada dell'eroe del libro: la mitica Daloth. Lo scritto la descriveva come molto potente e certamente la cosa faceva gola al cacciatore di tesori Zac. Ecco cosa era scritto nelle parti salienti sullo scritto:

Cronache di Silvanost:
Dall'occaso venne
cavalcando un bianco destriero
da molto lontano
Alanir il condottiero.

Da aldilà del Sole venne con sè portando
una gemma per i sant'uomini del Drago
ed il ferro di Daloth
per i servi dell'ombra.

Egli pose allora il suo castello
vicino ad un rivo, ad occidente egli lo pose
di Silvanost le verdi foreste, e lì dimorò
finchè la Dama dell'ombra la vita gli strappò.

Potente era Daloth, come la luce
in una notte senza stelle splendea
ed il suo ferro e la magia del suo mondo lontano
negli antichi giorni la tenebra fermarono.

E l'esercito della nera Dama attaccò in forze, ma per ben tre volte Alanir ed i suoi ricacciarono lontano dalla mura del castello gli assalitori. Ma alla quarta volta cedettero poichè dalle profondità dell'Abisso fu evocato uno degli antichi, come anche recitato nella seconda parte della canzone:

Si udirono sul gran portale
dell'antico i paurosi colpi
e le urla dei servi dell'ombra
resi folli dal gran Signore.

E Alanir da solo sostava, l'ultimo dei suoi
da solo il drago attendeva
recando nel fiero pugno serrato
Daloth splendente di selvaggia furia.

I l legno infine con schianto s'infranse
e l'antico entrò nel castello,
schiacciando i corpi dei caduti
l'antico entrò nel castello.

Argentea luce Alanir avvolse
e Daloth lucente potente affondò
nella crudela carne dell'oscuro Signore
versandone il rosso sangue.

Spiegò allora le ali il gran Drago
ed alto sopra Alanir volò
facendo rombare una stella di fuoco
che ai piedi dell'elfo cadde con un tuono.

Ma Alanir la mano risollevò
e la lucente Daloth nel cielo scagliò
ed al cuore colpì l'antico
che in terra ricadde esanime.

Così a terra furono l'elfo
così a terra fu il gran Drago
così dei due potenti ecco la fine
ed anche della canzone che ho cantato.

Nel suo viaggio verso la casa del suo amico mercante Zac si imbattè in Kalflynn, un giovanissimo mezz'elfo di dubbi princìpi che, in cerca di avventure si offrì di seguirlo (a dire il vero Zac mai glielo chiese); ma, giunti che furono nottetempo a casa dell'amico mercante, Zac si trovò di fronte ad una scena orribile: la figlia dell'amico, Nadia, che correva via nella oscurità quasi impazzita dal terrore.
I nostri ebbero un bel da fare per spiegare a Nadia, che non ricordava Zac avendolo ella visto molto tempo prima quand'era ancora una bambina, che loro erano amici del padre e che di loro doveva fidarsi. Una volta calmata la ragazza scoprirono quindi che Rufus, il mercante, era stato trovato dalla ragazza orribilmente ucciso nel suo studio, senza peraltro che ci fosse la benchè minima traccia del passaggio di nessuno. Un subitaneo gelo colse tutti, come se qualcuno (o qualcosa) stesse osservando i loro movimenti ed ascoltando le loro parole.
Tra i singhiozzi Nadia spiegò di aver sentito delle grida provenire dallo studio mentre era nella sua stanza, di essersi quindi precipitata dal padre ma di aver trovato la stanza chiusa dall'interno. Dopo pochi istanti la porta poi, secondo il suo racconto, si sarebbe aperta da sola rivelando lo scempio del corpo di Rufus scaraventato sugli scaffali della sua piccola e fatale libreria.
Di lì a poco i nostri scoprirono che Rufus, di ritorno da un viaggio in oriente, aveva riportato un libro di leggende che stava traducendo. Nadia disse che il padre aveva uno studio segreto dove il libro era custodito, ma lei non sapeva dove fosse.
Zac e Kalflynn si misero subito alla ricerca della stanza segreta, che dispiegò il suo mistero solo dopo lungo tempo, ben celata com'era dietro una libreria dello studio di Rufus. Dentro di essa scoprirono il libro e le sommarie traduzioni dall'elfico antico del tomo. Con grande sorpresa di Zac l'argomento centrale trattato nei brani tradotti, riguardava proprio il mitico condottiero elfico di cui voleva chiedere informazioni all'amico. Nel libro che era in possesso di Rufus però vi era presente una sommaria descrizione del luogo dove Alanir aveva combattuto la sua ultima battaglia. Per quanto riguardava il giovane Kalflynn quel libro significava solo l'inizio di una splendida avventura (o almeno così pensava).
Ma le sorprese per i nostri eroi non erano finite. Infatti Zac, uscendo dallo studio segreto di Rufus con la testa ancora confusa dalla morte dell'amico, si mise alla ricerca di Nadia per confortarla, ma con sua grande sorpresa ella non rispondeva ai suoi richiami. Dopo aver girato tutta la casa alla sua ricerca, provò a cercarla all'esterno, anche se era una possibilità che riteneva remota. Ad un certo punto, passando vicino alla porta della cantina sul retro della casa , notò che era stranamente aperta. Scesi che ebbe i gradini trovò il corpo senza vita di Nadia che, cosa assai strana, sembrava essere morta da almeno un giorno. I misteri attorno a quel libro si infittivano: chi era dunque la ragazza che si era spacciata per la figlia del suo amico poche ore prima?
I due giudicarono poco prudente mettersi in viaggio a notte fonda, e decisero quindi di ripartire la mattina seguente dopo aver riposato un po' le stanche membra. Ma la notte che seguì fu tranquilla come qualunque notte passata in un luogo che fosse stato il teatro di una siffatta tragedia. Ed infatti non passarono che poche ore quando un'orda di orchetti assalì la casa dandola alle fiamme. Per pura fortuna Zac e Kalflynn, svegliatisi in tempo, riuscirono a sfuggire alla morte ed agli orchetti stessi. E così il vecchio Zac si mise in viaggio deciso ad investigare su quei misteri che in così breve tempo si era trovato ad affrontare, portando nel suo cuore il dolore della tragedia che aveva colpito il suo amico, e nello zaino le traduzioni di Rufus che aveva saggiamente messo al sicuro. E così, fuggiaschi nella notte, la nostra strana coppia si diresse verso il maniero di quell'elfo che, seppur morto molto tempo prima, pareva seminare ancora morte e distruzione dietro di sè, sperando che là avrebbero trovato i tasselli mancanti di quella intricata storia.

Più o meno in quello stesso periodo la maga Lorelas aveva appena incontrato a Kalaman un suo vecchio amico che non rivedeva da molto tempo: il possente Mugoow, un minotauro marinaio. Questi le confessò di essersi appena cacciato in un grosso guaio, e che sarebbe stato meglio per lui lasciare la città al più presto. Mugoow infatti le confidò di aver ucciso pochi giorni prima il figlio di un potente pirata per alcuni screzi personali, e che a causa di questo fatto il padre dell'ucciso aveva giurato vendetta ed aveva sguinzagliato i suoi uomini per catturarlo ed ucciderlo. Il minotauro era quindi deciso a dirigersi fuori città e far perdere le sue tracce, sperando di sfuggire alla terribile vendetta del pirata.
Lorelas da parte sua aveva sbrigato le sue faccende in città, e desiderava quindi tornare nella casa dove viveva, chiese perciò all'amico se avesse voluto intraprendere insieme a lei il lungo viaggio che l'avrebbe riportata a sud, nelle terre meridionali. Il viaggio non era certo privo di insidie nè per l'uno nè per l'altra, ed un po' di compagnia avrebbe fatto comodo. Ma di quante insidie sarebbe stato pieno i due non avrebbero minimamente immaginato. Solo una settimana dopo la loro partenza da Kalaman infatti, in una notte scura, i due caddero preda di un imboscata tesa da assassini che aspiravano alla testa del possente minotauro. La lotta fu terribile e molti assassini caddero sotto i colpi potenti del minotauro e delle arti magiche di Lorelas, ma alla fine i due dovettero cedere alla preponderanza numerica dei loro nemici e furono catturati.

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La riunione degli eroi

La stessa notte della cattura di Mugoow e Lorelas, Zac e Kalflynn correvano a perdifiato nella foresta. Gli orchetti e gli altri esseri oscuri che avevano assaltato la casa di Rufus non davano loro tregua, essi sembravano essere dappertutto intorno a loro, come cacciatori che conducono un'inconsapevole preda in una trappola. Ad un certo punto i due si ritrovarono nella loro folle corsa, in una radura illuminata solo dal chiarore delle stelle. Il loro cuore fu colto da un subitaneo terrore quando si accorsero di altre quattro figure nella radura, orchi senza dubbio, che parevano lì come in loro attesa. Le cose si mettevano malissimo per i due: ogni via di fuga era preclusa, i loro inseguitori sarebbero giunti in poco tempo, e come se non bastasse davanti a loro si trovavano altri nemici. Non vi era altra scelta che la lotta ma Zac era ferito mentre Kalflynn di sicuro non ce l'avrebbe fatta. Tutto sembrava perduto quando ecco che da un lato della radura una figura avvolta in un mantello rosso come il sangue si gettò sugli orchi roteando un enorme spadone a due mani. Quasi sorpreso dall'inaspettato aiuto Zac riprese coraggio e, impugnata la sua arma, caricò anch'egli i nemici. Dopo una breve ma cruenta battaglia Zac, Kalflynn e l'ignoto salvatore si ritrovarono soli nella radura. Ma non c'era tempo per i convenevoli: bisognava mettere tra se stessi ed i nemici alle proprie spalle la maggiore distanza possibile. Solo allora i due si soffermarono un istante a guardare chi era il loro salvatore e si stupirono nel notare che era un'elfa, ma non un elfa comune. Era di gran lunga più alta di qualsiasi elfo che sia Zac che Kalflynn avessero mai visto, aveva lunghi capelli d'argento ed occhi di un azzurro scintillante. I tre scomparvero nell'oscurità della notte.

In quello stesso tempo in un luogo molto lontano altri tristi eventi si stavano per compiere....

Il vento soffiava gelido nelle lande desolate dell'Eastwild penetrando con furia tra le guglie vuote del castello. Elgar guardò fuori dalla finestra della costruzione centrale osservando i due templi eretti dalla forza della magia nel cortile dove le erbacce ormai cominciavano a reclamare il possesso di quei luoghi. Gli sembrava che ormai fosse passato un secolo da quando, con tutti i suoi compagni di avventure, erano partiti proprio da quel luogo pieni di speranza per una missione che li avrebbe portati in un posto così lontano come nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare.
Ed erano tutti morti. Nessuno di loro tornerà mai indietro a reclamare il possesso di quelle torri, di quelle chiese, di quel palazzo, di quel cortile abbandonato. Proprio in quel castello sarebbe dovuto nascere un nuovo regno, un regno che, nei desideri di tutti, avrebbe dovuto rappresentare un luogo di riparo e di ristoro per chiunque fosse stato oppresso dalla malvagità degli abitanti le terre circostanti. Un regno che avrebbe dovuto segnare l'inizio di un epoca di pace in quelle lande dimenticate. Ma erano ormai tutti morti, ed anche il chierico Elgar era per certi versi morto con loro. In lui era morta la speranza, era morta la sua fede in un Dio che non si era preoccupato di salvarli nonostante tutti lottassero in suo nome, un Dio che non si era degnato di rispondere alle preghiere disperate che lui aveva lanciato negli ultimi istanti di quella battaglia tremenda contro i demoni dell'abisso. Elgar scosse la testa cercando di rimuovere quei ricordi e concentrarsi su come riuscire ad utilizzare quell'ingombrante eredità che gli era piombata sulle spalle. Quel castello, che tutti insieme, con la speranza e la voglia di fare ancora forte, sarebbero riusciti a far risplendere, ma che ora da solo non voleva e non riusciva a gestire. Quel castello su cui, proprio mentre lui era immerso in questi tristi pensieri, improvvisamente era sceso il silenzio. Anche fuori, tutto d'un tratto, era scesa una quiete mortale, un silenzio troppo impenetrabile per essere naturale. Scese di corsa le scale che portavano al salone del piano terra per vedere meglio cosa stesse accandendo di fuori. Arrivato a pochi metri dal portone però, questo gli si spalancò davanti. Di fronte a lui comparve la figura ammantata di nero di una giovane elfa con una corona di ferro sul capo. La corona era riccamente decorata in oro e recava una grande gemma rossa pulsante al centro, mentre ai lati erano state lasciate delle cavità vuote che forse un tempo avevano ospitato altre due gemme. La figura era molto alta e snella, la sua pelle era liscia come la seta e pallida come la luna. Non un movimento si percepiva sulle sue labbra, ma Elgar sentì comunque la sua voce che gli diceva di non aver paura e che non voleva fargli del male. Siliriel era il nome del la figura. Siliriel si avvicinò a lui ma il suo incedere era strano, più che camminare sembrava scivolare sul pavimento. Quindi disse:
"Sono venuta per conto della tua Signora, Elgar, ella ti ordina di aiutarmi ed io ho una missione per te. Dovrai adempiere ad un compito che mi sta molto a cuore. Io non sono di queste terre, la mia origine è molto lontana nel tempo e nello spazio. Ma io non sono l'unica che proviene dai quei luoghi distanti, una guerriera di nome Narien mi ha seguita, ed il suo compito è quello di riprendere le gemme mancanti sulla mia corona e distruggerle. Tu devi impedire che questo avvenga. Io farò in modo di condurti da questa guerriera. Il tuo compito è quello di seguirla fino a che ella non sia riuscita a recuperare le gemme, a quel punto io interverrò per inpedirle di distruggerle"
Detto ciò diede ad Elgar un ciondolo attraverso cui lei avrebbe visto tramite i suoi occhi, ed attraverso cui Elgar avrebbe potuto comunicare col pensiero con lei. Quindi fece un gesto con la mano ed il chierico venne avvolto in una luce brillante che lo costrinse a coprirsi gli occhi. Quando pochi istanti dopo li riaprì, si accorse di non essere più nel castello, bensì ai limiti di una foresta. Quella stessa foresta in cui si trovavano per l'appunto Zac, Kalflynn e l'elfa Narien. I tre avevano appena terminato lo scontro con gli orchi e, una volta giunti fuori della foresta stessa, si incrociarono con il chierico. Narien era dapprima diffidente nei confronti dei suoi nuovi compagni ma poi, seppur titubante, spiegò a loro la sua missione: in fondo aveva bisogno di alleati per completare la sua missione. Così la storia del Drago Nero si svelò nella sua interezza ai nostri eroi. Infine Narien spiegò che per qualche motivo a loro ignoto, nel mondo dal quale Narien proveniva il potere del Drago Nero stava cominciando a rafforzarsi, come se questo stesse trovato il modo di ricongiungere in qualche modo la sua anima ed il suo corpo così distanti. Il compito di Narien era quello di recuperare le tre gemme in cui era racchiusa l'anima dell'Oscuro Signore e tentare finalmente di ditruggerle. Forse infatti, in questo mondo lontano dove il potere del Drago Nero era limitato, si poteva avere una speranza di distruggerne l'essenza. La prima delle gemme da recuperare era quella che fu in possesso dell'elfo Alanir, e Narien pensava che essa dovesse trovarsi da qualche parte nelle regioni orientali. Fu così che Zac intervenne suggerendo che la gemma potesse trovarsi a Silvanost, senza tuttavia citare con esattezza le fonti che lo avevano portato a tale convinzione. E così il gruppo ora formato da quattro persone si mise in cammino nuovamente verso sud est.

Il giorno seguente i quattro si imbatterano in Cilmark il druido, il quale parlando con tutti i componenti della compagnia capì che la minaccia che opprimeva le terre occidentali era proprio quella del Drago Nero, e decise quindi di unirsi agli eroi che furono ben lieti di ciò.

Fu verso sera del giorno successivo che il gruppo si imbattè in una strana combriccola di gente. In una radura di un piccolo boschetto un gruppo di mercenari aveva fatto due prigionieri che giacevano in catene legati ad un albero. Uno dei due era un minotauro, e si vedeva che i banditi avevano un gran timore della forza, difatti lo avevano legato strettamente con delle catene che avrebbero tenuto fermo un elefante. L'altro prigioniero era una donna molto bella. Avrete certamente capito che i due prigionieri non erano altro che Mugoow e Lorelas, della cui cattura abbiamo già raccontato. I loro carcerieri li stavano riportando verso nord dal pirata nemico di Mugoow. Quando il gruppo di avventurieri chiese ai banditi il motivo per cui i due fossero prigionieri, in tutta risposta furono assaliti. La lotta fu breve, ed i nostri eroi ebbero velocemente la meglio, e finalmente Mugoow e Lorelas riebbero la libertà. Quindi i due gruppi di eroi raccontarono vicendevolmente le loro storie. E fu così che anche i nostri due ultimi amici decisero, per sdebitarsi con chi gli aveva salvato la vita, di aiutare gli altri nella loro ricerca, che tra l'altro era anche per una buona causa. E così finalmente il gruppo di eroi al completo intrapese il lungo e pericoloso viaggio verso le tetre nebbie di Silvanost.

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Il viaggio verso sud

Fu cosi' che i nostri eroi cominciarono il lungo viaggio verso l'oscura foresta di Silvanost. Ma gia' il cammino non fu tranquillo come tutti avrebbero sperato. Il gruppo era molto variegato, e gia' al suo interno cominciarono a sorgere parecchi contrasti. In particolare Zac cominciava a non sopportare piu' il petulante Kalflynn, oltretutto considerando che l'avidita' del nostro nano trovava ostacolo nel piccolo ladro mezz'elfo che gli rubava parte della piazza. Ma le cose cambiarono rapidamente poco dopo. Due giorni dopo la riunione del gruppo infatti, i nostri si accamparono in una radura all'interno di un boschetto. Ma caso volle che non fossero soli. Mentre tutti stavano dormendo, dei minuscoli aghetti avvelenati cominciarono a piovere sul povero Zac. Il gruppo si sveglio' di soprassalto e comincio' una lunga battaglia contro dei minuscoli esseri nascosti nell'erba alta, che ben presto riuscirono ad addormentare con i loro aghetti avvelenati tutto il gruppo. Tutti tranne Kalfynn e Zac. Dopo aver sterminato gli spiritelli, l'avido Zac non ci penso' su due volte: aveva finalmente l'occasione per eliminare lo scomodo rivale. Kalflynn subodoro' che qualcosa non andava e, colto dal panico, si circondo' di un globo d'oscurita', sperando che questo avrebbe fermato per un po' il nano. Ma Zac, per nulla intimorito da cio', dopo essersi assicurato che Kalflynn fosse ancora all'interno della zona d'ombra, vi penetro' con sicurerezza e con pochi colpi ben assestati dal gran combattente che era, pose termine alla vita del mezz'elfo.

Una volta finito l'effetto del veleno e quando gli altri componenti del gruppo si furono svegliati, Zac incolpo' della morte del mezz'elfo gli spiritelli. Pero' il gruppo non vedeva di buon occhio l'avido nano, e non credette pienamente alle parole del ladro, per cui tutti decisero di tenerlo sott'occhio.

Con stati d'animo molto diversi quindi il gruppo riprese il cammino verso sud. Dopo altri due giorni di viaggio il gruppo decise di aiutare un uomo che aveva avuto un incidente col proprio carro. L'uomo sosteneva di dover portare le decime al suo signore, e chiese aiuto poiche' se non ci riusciva ne avrebbe subito le pesanti conseguenze. Ma gli atteggiamenti dell'uomo erano strani, ed il gruppo si insospetti', pur decidendo ugualmente di aiutarlo. Grande fu la loro sorpresa ed il loro rammarico quando, pochi chilometri dopo, trovarono una famiglia di contadini barbaramente uccisi. Vedendo le tracce del carretto partire da quella casa, non ci misero molto a realizzare che l'uomo era in realta' un brigante che, dopo aver ucciso i contadini, si era appropriato dei loro averi e, dopo averli caricati sul carretto, si apprestava a godere il frutto della propria rapina. Ma ormai il tipo era troppo lontano per poter essere raggiunto, ed il gruppo si dovette rassegnare davanti alla propria stupidita' ed all'astuzia dell'assassino.

Il gruppo acquisto' un nuovo elemento pochi giorni di viaggio dopo, quando nella locanda "Il Drago dorato" in una piccola cittadina di nome Whitehill, un giovane guerriero di nome Jorge si offri di mettere la propria lama, che a stare a sentire quanto raccontava aveva compiuto imprese mirabili, al servizio del gruppo.

Ma ancora gli imprevisti per i nostri eroi non erano finiti. Una settimana dopo essere partiti infatti, i nostri si imbatterono in uno strano tipo che, bloccando loro la strada, intimo' loro di pagare un pedaggio per ottenere il libero passaggio su quelle terre. Lo strano tipo emanava una potente aura, e quindi tutti i membri del gruppo, persino l'avido Zac, decisero che non era il caso di correre rischi inutili e pagare l'uomo. Ma Cilmark non era d'accordo, dopo aver discusso a lungo col resto del gruppo decise di non pagare. Questo mando' su tutte le furie l'uomo che mostro' la sua vera natura: era nientemeno che un drago sotterraneo! Ma Cilmark non si fece spaventare da cio' e resto' del suo parere. Al che il drago annuncio' che se anche uno solo di loro non pagava, non solo non li avrebbe fatti passare, ma non avrebbe garantito per le loro vite. A questo punto Mugow blocco' il druido per costringerlo a pagare, assolutamente non intenzionato a perdere la vita per i capricci di un giovane sbarbato. Ma Cilmark, sfruttando le sue abilita' di uomo dei boschi, muto' le sue forme in quelle di un serpente e sguscio' via dalla possente stretta del minotauro. Tutto il gruppo fu in allarme, visto che il drago minaccio' ritorsioni per questa aperta ribellione alla sua persona. E quindi tutti si misero alla ricerca del druido che alla fine fu costretto a sborsare l'importo del pedaggio, anche se con suo sommo rammarico.

Ancora una volta i nostri eroi si rimesero in viaggio, ma i loro stati d'animo erano confusi, le loro idee poco chiare... forse che la Regina delle Tenebre stessa, dall'alto del suo potere, vedeva già in quel gruppo di sparuti e poco convinti avventurieri, degli eroi in grado di impensierirla? Forse la causa dello stato d'animo confuso dei nostri era dato dalle Regina oscura, ma forse no, in ogni caso il viaggio proseguiva tra i suoi mille imprevisti.... ma nessun imprevisto immaginabile avrebbe potuto essere grosso come quello che stava per capitare tra capo e collo ai nostri eroi....

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Il regno dei nani oscuri!

La notte del dodicesimo giorno di viaggio il gruppo si incontra fortuitamente con un messaggero dei nani oscuri. Questi, riconoscendo Lord Elgar come il proprietario del castello nel territorio Dewar, gli comunica che tutti gli alleati del Re erano stati convocati per sventare una congiura, e sarebbe quindi stato oppurtuno se anche Lord Elgar si fosse unito. In breve le cose si erano svolte così: il fratello del Re, invidioso del potere detenuto dal consanguineo, bramava di destituirlo e prenderne il posto. A tale scopo aveva assoldato un chierico della Signora Oscura e due maghi delle vesti nere tra i più potenti, al fine di prepare un lungo e pericoloso rituale durante il quale si sarebbe convocata un'orribile bestia in grado di distruggere chiunque avesse tentato di opporsi al suo cammino. Messi al corrente di questa notizia, i membri del gruppo si trovarono costretti a prendere una decisione sul da farsi. Molti membri del gruppo non vedevano di buon occhio di impicciarsi di fatti di nani oscuri, altri, quali Narien ad esempio, non volevano deviare dal cammino diretto verso la gemma, ma alla fine il gruppo si accordò per rimanere unito. Quindi, visto che Elgar era costretto ad aiutare quello che era il suo padrone, in quanto proprietario e protettore della terra nella quale Elgar aveva il castello, tutti lo seguirono. Tutto il gruppo quindi si avviò col nano come guida verso le pianure dell'eastwild, in una valle delle quali si stava compiendo l'oscuro rito.

Furono necessari ben cinque giorni di assidua ricerca per trovare l'accampamento del traditore, e lo scontro generale avvenne pochi istanti prima che la mostruosa creatura di origine magica prendesse forma completa. Fu uno scontro di consaguinei, crudele come ogni rivolta. Lampi e palle di fuoco saettavano nell'aria, ma alla fine i ribelli furono tutti uccisi: i Dewar non concepivano altra pena per il tradimento. Nello scontro finale rimaneva solo il fratello del Re e le sue piu' fidate guardie del corpo, e fu a questo punto che ci fu un colpo di scena. Quello che tutti avevano riconosciuto come il fratello del Re, in realtà si stramutò in un orrida bestia priva di forma che uccisi molti nani prima di cadere sotto i colpi dei nostri eroi. Il corpo del fratello del Re dei nani fu trovato in stao orribile poco tempo dopo, ed allora si capi' cosa era successo, avendo anche notato che la bestia poteva prendere le sembianze di chi uccideva. E così, dopo un solenne banchetto di ringraziamento agli ospiti che li avevano aiutati, i nani fecero subito vedere la loro poca propensione al trattare bene gli ospiti, intimandogli praticamente, anche se in maniera "gentile", di riprendere il loro viaggio. Questa in ogni caso era l'ipotesi che tutti preferivano e fu infatti accettato ben volentieri il "suggerimento".

Finalmente, eliminati tutti gli intoppi e gli imprevisti, la sera del ventesimo giorno di viaggio il gruppo arriva, sul fare della sera, in un accampamento elfico vicino ai bordi di Silvanost, e decide di pernottarci nonstante gli avvertimenti degli occupanti sui pericoli che affliggevano quel villaggio la notte. Anzi, per nulla intimoriti dalla minaccia incombente sul villaggio, i nostri si offrono volontari per aiutare gli abitanti stessi a respingere gli esseri che escono dalla foresta quasi ogni notte.

E puntuali, come la morte loro e nostra signora, un'ora di esseri incorporei, capaci di fulminare una persona normale solo con lo sguardo, sbuca dalla foresta e attacca il villaggio. La lotta è breve, anche perchè le forze del villaggio sono poche anche se piuttosto ben organizzate, ma soprattutto perchè questi esseri parevano quasi più intenzionati a spaventare più che realmente a devastare ed uccidere. In ogni caso, il primo confronto con le creature demoniache che affollano i margini di quella che una volta era la ridente e prosporesa foresta di Silvanost, provocano nei nostri eroi l'insorgere di un cupo terrore misto ad un senso quasi di impotenza rispetto alla grandezza del male in quelle zone. Il solo pensare che, da quel momento in poi, il loro cammino si sarebbe dipanato per la gran parte nei bordi di quella tetra foresta, da una parte solleva chi non osava immaginare quali orrori si possono celare al suo interno, ma da una parte fa accapponare la pelle a pensare a quali terribili pericoli si sarebbero trovati ad affrontare nei prossimi giorni prima di trovare il castello nel quale si sarebbe trovata Daloth, la mitica spada.

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Silvanost

Lasciati alle loro spalle il villaggio ed il suo triste destino, cominciò un viaggio ai bordi della foresta maledetta pieno di strani avvenimeni. Innanzitutto si unì al gruppo uno gnomo di nome Icelord, un personaggio alquanto singolare (proprio perchè gnomo tra le altre cose...). Uno curioso avvenimento portò poi uno spiraglio di allegria in quei tristi avventurieri. Poichè nessuno sapeva con esattezza dove si trovasse il castello nel quale perse la vita Alanir, il druido Cilmark decise di sfruttare le sue abilità da druido che gli permettevano di fondersi con la natura, per facilitare il compito. Mentre i suoi compagni cercavano la strada da terra, lui, nelle sembianze di un gufo, avrebbe percorso cerchi sempre più ampi in modo da perlustrare la maggior parte di territorio possibile. Così fu fatto. Arrivata la sera però, Cilmark ancora non era tornato, allora, temendo che non fosse in grado di trovarli, Elgar ebbe la brillante di idea di lanciare un incantesimo di luce nel cielo sopra di loro: avrebbe funzionato da richiamo per il gufo-Cilmark sperduto. E così fece, ma destino volle che in quel preciso istante lo stesso Cilmark si trovò a passare esattamente sopra di loro, senza perarltro rendersene conto come da timori del gruppo per la folta vegetazione. E così, casualmente, la luce del povero Elgar che intendeva fare del bene, finì per accecare il povero Cilmark che cadde a terra con un gran tonfo.

Ma altri eventi, ben più tristi, avrebbero funestato quel viaggio. Di lì a poco il gruppo infatti si imbattè in uno strano rettile con sei zampe che nessuno aveva mai visto, il prode Mugow si lanciò quindi su di esso per difendere il gruppo. Ma ahimè, quel rettile si dimostrò essere un basilisco che pietrificò sul posto il possente minotauro, che giace ancora lì, nella sua nuova forma, in mezzo alla foresta maledetta.

In ogni caso, nel bene e nel male, alla fine il tanto agognato castello venne raggiunto. Tutti i piani superiori erano crollati, toccava quindi trovare un accesso ancora praticabile ai piani inferiori. La ricerca, per fortuna, non occupò troppo tempo: dopo un paio di tentativi a vuoto finalmente fu trovato un passaggio largo e praticabile che portava ai sotterrannei ed alle tombe. Una volta dentro strani eventi accadevano: era come se dalla pianura sovrastante provenissero voci concitate e rumori di passi. Poi, pian piano le voci si tramutarono in urla di guerra e i suoni in rumori di battaglia. Anche qui nei sotterranei voci echeggiavano nell'oscurità dando ordini, spronando gente ma nessuno si vedeva. Alla fine Lorelas ipotizzò che quel posto maledetto rivivesse in eterno il combattimento che ne decretò la distruzione. Per nulla rassicurati da questa spiegazione, i membri del gruppo continuarono la loro discesa con le voci dei morti che si affollavano sopra e dentro di loro e facevano ghiacciare il sangue nelle vene. Per quanto la discesa non presentasse diffocoltà di sorta, nessuno si sarebbe azzardato a dire che fosse facile.

Infine i nostri eroi giunsero all'ingresso della tomba, che era protetto da un potente incantesimo che non ne permetteva l'accesso a chi non fosse puro di cuore. Per questo solo Icelord, Narien e Lorelas riuscirono ad entrare. Lì trovarono il fantasma del prode Alanir intento a difendere, come in vita così anche nella morte, la gemma che gli era stata assegnata. Dopo essersi fatta riconoscere ed aver spiegato brevemente le ragioni della visita, Narien riuscì abbastanza facilmente a farsi dare il permesso da Alanir di prendere in consegna la gemma e la spada Daloth. Un piccolo brivido di gioia percorse in special modo Narien, ignara che Siliriel stava osservando tutto quanto attraverso il medaglione di Elgar. La debole luce della torcia di Icelord danzava sulle pareti della cripta disegnando strane ombre. Il fantasma di Alanir si era appena accomiatato ma ancora nessuno si mosse per altri interminabili secondi. Alla fine fu Narien che, con un deciso ed elegante movimento, raccolse Daloth dal sarcofago del Cavaliere. Narien estrasse quindi dal fodero, ormai consunto, la lama di Daloth, splendente come una stella: su di essa intricate rune magiche in oro ed argento si intrecciavano rincorrendosi dall'elsa fino alla punta. L'elsa della spada raffigurava una figura femminile alata le cui braccia tese verso l'alto reggevano un piccolo ma splendente smeraldo, le ali spiegate erano state lavorate con sottili venature in oro. Fu allora che Zac, che fino ad allora era rimasto a guardare insieme agli altri fuori, ruppe gli indugi e stretta a se' la sua ascia entro' di corsa nella cripta:

"Quella spada e' mia di diritto- proruppe- mi spetta!"
"Io vi ho fatto arrivare qui sani e salvi e se non fosse stato per me non avreste mai trovato questo luogo- aggiunse mentre Narien passava Daloth a Lorelas- ed io vi ho seguito solo per questa spada, quindi mi appartiene!"

Narien non sembro' dare molto peso alle parole del nano liquidandolo con una occhiata che sembrava dire "non è questo il luogo per tali discorsi pieni di avidità", ma Icelord e Lorelas invece erano tutt'altro che disposti a far passare una simile cosa e si lanciarono (sopratutto lo gnomo) in una accalorata discussione con Zac. Vista la scena anche Cilmark decise di entrare, col suo solito passo tra lo stanco e l'indeciso, nella cripta che a questo punto sembrava il luogo piu' sicuro dove passare il resto della nottata. Disse un paio di parole in difesa di Zac non facendo altro che aumentare il tono della voce dei tre oratori. Dal canto suo Jorge attese che anche Elgar entrasse prima di tornare a controllare l'entrata della cripta. Tutto pero' senza distogliere lo sguardo dai tanti cunicoli presenti: non gli ispirava granche' fiducia quell'uomo cosi' silenzioso. A giudicare dal suo colorito Icelord sembrava dover incorrere di li' a breve in un infarto, ma incurante di tutto continuava a sbraitare che quella spada non era di nessuno "di diritto" e che tutt'al piu' sarebbe stata data a Narien piuttosto che a lui. Lorelas gli dava ragione, mentre per qualche strano motivo Zac riusciva a non perdere la calma e fracassare la testa dello gnomo con un unico colpo della sua pesante ascia. Proprio mentre tutto sembrava dover finire in rissa ecco che Narien, che nel frattempo si era messa a tastare la parete dietro il sarcofago, rivelo' la presenza di un vano segreto nascosto dietro una nicchia, e da questo estrasse una gemma dal colore rossastro e poco piu' piccola del palmo della mano di un Kender. Il silenzio calo' sugli astanti, persino Jorge si distrasse per un momento dalla sua instancabile guardia per voltarsi ed osservare cosa stava accandendo. Narien si diresse verso Lorelas e ripose la gemma nello zaino di lei dopodiche' con un sorriso appena abbozzato disse a Zac:

"Zac ricordo perfettamente i motivi per cui tu sei venuto insieme con noi, ma ora abbiamo un problema molto piu' urgente da risolvere: uscire da questa foresta maledetta."

"Si va bene pero'...." tento' di argomentare il nano, ma Narien lo zitti' con un gesto della mano invitandolo ad ascoltare quanto aveva ancora da dirgli.

" Per questo ora usciremo da qui e poi, come era negli accordi, ti permetteremo di impugnare questa spada."

Zac sembrava soddisfatto dalla promessa dell'elfa, Icelord invece si ritiro' in un silenzio che valeva molto piu' di tante parole mentre Lorelas con un alzata di spalle si appresto' a passare la notte insieme a Silmark ed Elgar che, una volta entrati, si erano gia' sistemati per dormire. Jorge scosse la testa pensando a quante inutili storie stessero facendo i suoi compagni per una spada, invece di concentrarsi sul come passare la notte in tutta sicurezza (anche se le urla e gli strepiti intorno a loro erano cessati, difatti, lui non si sentiva minimamente tranquillo).

Ma nonostante tutti i timori, la notte passò tranquilla. L'indomani il gruppo parti' alla volta dei confini settentrionali di Silvanost. Per tutto il viaggio Icelord scambio' poche parole con gli altri e rimase immerso nei suoi pensieri.

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