Mekton
Mekton
500 anni: tanto era passato da quando le flotte imperiali del casato Yamashino, erano state attaccate dalle forze aliene nell'orbita del pianeta Xantus. Il ricordo della millenaria epoca di pace che aveva contraddistinto il fiorire della civiltà imperiale, dalla capitolazione di Nuova Washington e dal Direttorio in poi, sopravviveva ormai solo nei racconti dei bardi di corte, insieme alle storie dei colonizzatori ed alle leggende sulla madre Terra: il paradiso perduto degli esseri umani.... E' un altro giorno come tanti su Minos. Sotto le cupole d'energia che proteggono le pochissime città sulla superficie del pianeta dall'impietoso clima esterno, la vita prosegue, come sempre, nonostante la guerra continui lontano, da qualche parte, lassù nello spazio. Il primo dei due soli che illuminano il pianeta, si era appena levato al di sopra dell'orizzonte. Ben presto anche il secondo, molto più piccolo del primo, lo avrebbe seguito. Nonostante la presenza di due stelle però Minos (il quarto pianeta di quel sistema solare) aveva un clima estremamente rigido all'esterno delle cupole e ciò fondamentalmente per due ragioni: la prima era l'estrema distanza del pianeta dalla stella attorno a cui orbitava, la seconda era l'atmosfera molto rarefatta: una conseguenza della caduta del meteorite Nemesis secoli prima. Arura controllò distrattamente l'orologio prima di chiudere la porta del suo appartamento: le 6.00. Era in perfetto orario, come sempre. Arura era una ragazza estremamente esuberante e decisamente molto carina, i lunghi capelli, così neri da avere riflessi di un tenue colore viola al sole, le arrivavano poco più sotto delle spalle ed i suoi occhi tradivano un animo allegro e gioviale. Ma il suo passato era altresì nebuloso: la sua infanzia la passò in un orfanotrofio di stato, il suo stesso nome le venne dato dalla direttrice di quell'istituto, dal quale poi fuggì all'età di 14 anni. Da allora visse di espedienti entrando poi in una gang criminale di hackers informatici. Accadde una giorno, un po' per noia un po' per sfida personale, che Arura tentò di entrare nella rete interna del Kirtan. Questa era una delle istituzioni più antiche di tutto l'impero: fondata dal primo imperatore, Taddeus Boergen I, il suo scopo è sempre e solo stato quello di portare progresso, in qualsiasi campo, all'impero stesso. Col passare dei secoli, il Kirtan acquisì, col beneplacito dei successivi imperatori, un numero sempre maggiore di diritti feudali, divenendo così la potente organizzazione paramilitare odierna, dotata di un proprio esercito, di un proprio statuto giuridico e con la facoltà di imporre tasse e riscuotere tributi su tutti i pianeti dell'impero. Quel giorno Arura passò i primi due livelli di sicurezza. Ma non il terzo. La sua avventura finì con l'arresto, poche ore dopo, operato dall'allora capitano Ranmy Lynn. Ma, contrariamente a quanto previsto dal codice interno del Kirtan, non fu il carcere a vita il destino che attendeva Arura: la stessa Ranmy spinse affinché fosse assegnata alla sezione tecnica. I tecnici non erano certo scienziati, ma erano indispensabili agli scienziati stessi: erano quelli che, materialmente, costruivano e riparavano i macchinari e le apparecchiature progettate dagli scienziati propriamente detti. I tecnici venivano inviati dal Kirtan a prestare servizio in qualsiasi settore fosse richiesto il loro intervento, dalla manutenzione delle astronavi imperiali alle catene di montaggio delle corporazioni. Il loro stipendio poi, per metà, veniva dirottato nelle casse dell'organizzazione madre. Fu così che, una volta fondata la SCP, le corporazioni richiesero al Kirtan un certo numero di tecnici per la manutenzione delle apparecchiature, Arura fu di nuovo trasferita su Minos: "Che scherzi fa il destino- pensò in quell'occasione- sono tornata da dove ho iniziato tutto". L'SCP, o Special Corporative Police, era stata fondata per ordine del lord planetario di Minos, Heinrich Khoer, riunendo tutte le polizie private delle corporazioni commerciali. Accadde infatti che, neanche 10 anni prima, per completare i quadri della propria flotta, lord Khoer richiamò al proprio servizio esclusivo le milizie dei baroni. Il vuoto di potere che si creò per l'assenza di queste (che svolgevano tutti i compiti di polizia) risultò in una esplosione della criminalità: per difendere i propri interessi, allora, le corporazioni crearono proprie forze di polizia. Arura avrebbe potuto immaginarsi di tutto, tranne di incontrare laggiù Ayato: fu amore a prima vista ed anche lui l'amava, ne era sicura, solo che era troppo timido per ammetterlo. A tutto questo Arura pensava brevemente mentre chiudeva la porta per uscire, come ogni mattina, per il suo giro quotidiano di Jogging. Giro che deviava leggermente dal percorso ideale perchè, e in fondo non le costava poi molto, Arura desiderava passare sotto casa di Ayato e gettare uno sguardo verso il 14° piano dove il suo amato abitava. Anche per Ayato il mattino era iniziato come sempre: il computer lo aveva svegliato dopo averlo informato di aver già acceso la tv sul canale del notiziario . "IA (Imperial Age) 1446: siamo ormai giunti ad un punto di svolta nella lotta contro gli invasori alieni, le ultime vane sacche di resistenza che il nemico oppone alle nostre preponderanti forze, stanno ormai per essere definitivamente cancellate...." "Uff....- sbuffò Ayato- è una vita che ripetono le stesse cose...." Ayato tentò di alzarsi ma i suoi muscoli erano troppo intorpiditi. "Se fosse vero, allora come mai la leva militare è diventata obbligatoria da 20 anni a questa parte- pensò mentre tentava di svegliarsi- o la maggiore età è stata abbassata da 21 a 17 anni...." Ayato sbadigliò rumorosamente. "Computer, preparami una doccia calda.... mi raccomando l'ultima volta era ghiacciata" biascicò ancora assonnato. Stancamente si alzò dal letto, mentre la televisione continuava ad urlare i soliti proclami: un'altra giornata di lavoro stava per iniziare. Ayato era un ragazzo di 19 anni, due dei quali passati combattendo le forze aliene nel settore GB-51 sulla trentesima linea di difesa spaziale, alto poco più di 1 metro e 70 e dai capelli biondissimi tagliati corti (e nonostante questo non riusciva mai a pettinarli a dovere). "Accidenti- esclamò Ayato guardandosi attorno- mi devo decidere un giorno o l'altro a dare una bella pulita a questo appartamento...." A dire la verità erano più di due settimane che Ayato non si preoccupava di rimetterlo a posto ed il caos cominciava a farsi evidente: calzini e piatti sporchi un po' dappertutto, la polvere che continuava ad accumularsi indisturbata e vestiti sparsi qua e là. Solitario in un angolo, sul comodino vicino al letto, la foto della famiglia Fujimoto. Ayato si era allontanato da loro un paio di anni prima: né il padre né il fratello si erano fatti una ragione della sua decisione di entrare in polizia. Una volta terminato il servizio militare, anziché aiutarli a condurre l'attività di famiglia nella loro piccola catena di negozi convenzionati con le corporazioni, aveva firmato per rimanere in polizia a lavorare. Nella foto, scattata il giorno della partenza di Ayato per il fronte, erano tutti sorridenti: lui, la madre, il padre, il fratello maggiore Toshio e la sorella Kasumi, anche se era palese la tensione nei loro volti. Il settore nel quale sarebbe andato a combattere Ayato era uno tra i più pericolosi, e la possibilità di non tornare indietro era molto alta. In quel periodo, poi, Ayato era da poco riuscito a risollevarsi per la perdita di Irene Sinclair, la sua ragazza, rapita da una banda di criminali e mai più ritrovata anche dopo l'arresto dei rapitori. Un urlo squarciò l'aria nell'appartamento di Ayato (un monolocale praticamente): "Maledetto computer!! Avevo detto Calda non Bollente l'acqua della doccia!!" Stava aspettando ancora che il computer risistemasse la temperatura dell'acqua, quando aprendo la persiana dell'unica finestra del suo appartamento notò la figura di Arura col solito codazzo di gente dietro di lei che si stava fermando (come sempre) sotto di lui: "Che scocciatrice.... ci mancava anche lei....- pensò ad alta voce- baah.." Fece un gesto come per dire "Ma levati di mezzo" che, però, 14 piani più sotto, venne a mala pena percepito da Arura, la quale, soddisfatta di essere riuscita a vederlo anche quel giorno, si allontanò sorridendo. La nuova recluta Patrick Nomura, intanto, era arrivata alla stazione centrale di Angel City (la città principale tra quelle sulla superficie del pianeta). Aveva in mano il tesserino magnetico di riconoscimento col quale avrebbe dovuto presentarsi alla stazione di polizia per prendere servizio. Molto alto per la sua età (era diventato maggiorenne da pochi mesi) e dalla corporatura robusta, come suo padre, Patrick avrebbe voluto con tutte le sue forze entrare nell'esercito di lord Khoer, avrebbe voluto con tutte le sue forze avere per lo meno la possibilità di vendicare il padre, eroe dell'impero, costretto a vivere con gambe artificiali da quando lui era appena un bambino in seguito ad una battaglia con gli alieni al comando dell'astronave Urania. Avrebbe voluto ma il fato era stato avverso ai suoi desideri e così, scartato per non ben precisati motivi caratteriali dall'esercito, era stato fatto entrare in polizia dal padre stesso. Patrick stava per scendere la gradinata fuori dalla stazione per raggiungere la piazzola nella quale si trovavano i taxi, quando vide una bellissima ragazza correre in strada seguita da un nugolo di altre persone a breve distanza.... Senza pensarci su Patrick si buttò il suo trench sulle spalle, cominciando a correre anche lui dietro alla ragazza. Si accorse, però, subito dopo, che quella strana ragazza sembrava dirigersi alla centrale della SCP, anzi no, ci si era addirittura infilata di corsa! A quel punto Patrick si fermò riprendendo fiato e, guardandosi indietro con quei suoi occhi neri, sempre pronti a spostarsi da un punto ad un altro del suo campo visivo, anche se dietro i suoi inseparabili occhiali scuri, si accorse che nessuno di quelli che stavano correndo dietro di lei era riuscito ad arrivare lì.... a quanto pareva dovevano tutti essere scoppiati prima, si disse. Patrick ripiegò con cura il trench sul braccio poi con calma salì le scale che portavano all'ingresso della centrale della SCP. Ayato arrivò alla stazione e venne informato della temporanea assenza, causa influenza, del capitano Kanai e che, quindi, come ufficiale più anziano del nucleo investigativo 28 avrebbe dovuto sostituirlo. E come se non bastasse gli incarichi non mancavano di certo: gli venne infatti ordinato di indagare su un evasione di tre pericolosi individui dalle segrete del castello del barone qualche chilometro fuori dalle cupole cittadine. "Accidenti....- pensò Ayato- la giornata inizia proprio bene.... che altro può succedere?" Per esempio una convocazione assieme al maggiore Hanada dal comandante in persona? Detto e fatto.... Katsuito Matsumoto, il comandante, era un uomo di mezza età, il viso segnato dalle tante battaglie, le cicatrici profonde ben visibili anche se in parte coperte dalla folta barba un tempo nera, ma ora bianca come la neve. Per quel che ne sapeva Ayato, il comandante, durante la sua giovinezza, aveva combattuto a bordo di una astronave di classe Foxbat, una di quelle piccole astronavi con un centinaio di persone di equipaggio che ormai si potevano ammirare solo nei musei della capitale dell'impero, sul pianeta Boergen II. A dire la verità il comandante Matsumoto pareva fosse entrato nell'esercito giovanissimo rispetto agli standard di quei tempi (ormai l'età di leva era stata anticipata di molto), ed avesse poi salito rapidamente la scala gerarchica prima che gli venisse assegnata una di quelle astronavi, il che testimoniava di certo la sua bravura e la sua tenacia. Era stato praticamente il primo effettivo della SCP, ed ora stava di fronte ad Ayato e non sembrava poi molto contento: "Signori io mi domando se voi siate a conoscenza di quanto costi anche solo un esemplare di Enforcer...." cominciò il comandante alzandosi dalla sua poltrona. "No.... non rispondete.... non c'è bisogno che lo facciate....- aggiunse prima che qualcuno dei presenti potesse dire qualcosa- perché sono sicuro che, anche se vaga, un'idea possiate farvela da soli" "Eccome- pensò Ayato- non riuscirei a comprarmene uno neanche in tutta una vita di risparmi.... sigh" "Come voi sapete le corporazioni ci forniscono all'inizio di ogni anno un certo quantitativo di risorse monetarie" riprese il comandante dopo un attimo di pausa. "E noi dobbiamo fare in modo di andare avanti facendoci bastare quei soldi, giusto comandante?" fece il maggiore Hanada. "Esatto maggiore- rispose il comandante con una nota di disappunto appena percepibile- ed e' questo il punto.... Il nucleo 28 ci fa spendere troppo in riparazioni ed acquisto di proiettili...." "Oh mio Dio- pensò Ayato- adesso chi lo fermerà più ?? Devo fare qualcosa altrimenti resteremo qui fino a domani" Ayato attese per diversi minuti mentre il comandante continuava a rimproverarli indicando le vie di possibile risparmio sui costi di manutenzione degli Enforcer, ma quando, finalmente, questi si risedette sulla sua poltrona in silenzio, fu il maggiore Hanada a parlare, prima ancora che lui avesse il tempo di dire qualcosa. "Avete perfettamente ragione comandante- esordì il maggiore- faremo come ci avete ordinato non preoccupatevi..... vero agente Fujimoto?" "Uh?? Ehmm si certo" rispose, colto in contropiede, Ayato Il comandante soddisfatto delle promesse del maggiore lasciò andare i due: "Ci mancava anche questa.- stava meditando Ayato- Dovrò fare più attenzione d'ora in poi...." Del resto gli Enforcer erano veramente così costosi come diceva il comandante: derivati dalle mobile armour da combattimento (i robot umanoidi che l'impero utilizzava per combattere i droni automatizzati alieni) di ultima generazione, gli Enforcer erano prodotti dalle corporazioni fondatrici della SCP esclusivamente per la polizia stessa. Questi ultimi erano, come si è accennato, un adattamento degli Harrier z-32 ai compiti di polizia: le loro dimensioni erano state molto ridotte (da una altezza di 18m ad una di 4 per poter operare in ambito cittadino) ed ovviamente anche il loro armamento era stato rivisto di conseguenza. Inoltre, proprio a causa delle loro dimensioni, gli Enforcer non presentavano una vera e propria cabina di pilotaggio, anzi, si poteva dire che a tutti gli effetti un Enforcer fosse in realtà una sorta di corazza meccanizzata nella quale prendeva posto il pilota. Patrick Nomura venne affidato, guarda caso, al nucleo investigativo 28. Subito nel suo primo giorno dovette accompagnare un Ayato particolarmente scontroso, a causa dei numerosi contrattempi spiacevoli della giornata, nella missione affidata al suo nucleo investigativo. Ayato era seriamente preoccupato per quella missione. Aveva potuto leggere frettolosamente sulla scheda del suo nuovo compagno poche cose, avendo avuto solo pochi istanti per riprendersi dal primo shock per quando il maggiore Hanada gli aveva comunicato, la mattina stessa appena arrivato al lavoro: "Avete un nuovo membro nel vosto nucleo investigativo. Il suo nome è Patrick Nomura e questa è la sua scheda" e, solo pochi istanti dopo: "Adesso basta gingillarsi, il comandante Matsumoto ci attende immediatamente!". In ogni caso aveva colto quelli che, per lui, erano alcuni particolari essenziali: innanzitutto Patrick veniva dalle città del sottosuolo, e poi era stato scartato dall'esercito per non meglio specificati problemi caratteriali. Nonostante questo, e nonostante il fatto che, secondo il punto di vista di Ayato, già la sola visione del cielo sotto le cupole avrebbe dovuto lasciare allibito il suo compagno, Patrick ora sedeva accanto ad Ayato sulla vettura che sfrecciava sul grande deserto gelato che separava le varie cupole di energia tra una città e l'altra, e non mostrava alcun segno di irrequietudine, anzi era addirittura più calmo di lui che si era avventurato fuori dalle cupole pochissime altre volte. Non solo Patrick era calmo, ma continuava a parlare di armamenti, Mobile Armor, astronavi e quant'altro materiale bellico potesse venire in mente, mentre il mal di testa del povero Ayato aumentava. I timori di Ayato si concretizzarono quando, all'improvviso, la macchina si fermò nel bel mezzo della distesa ghiacciata. "Che succede?" chiese Patrick, con una tale calma che non sembrava affatto che ci fosse un problema, quanto che la vettura dovesse naturalmente fermarsi lì, forse per prendere su qualche ghiacciolo a scopo di studio. Una rapida occhiata alla strumentazione fece capire ad Ayato che era solo finito il carburante. "Niente di grave- rispose tirando un sospiro di sollievo Ayato- abbiamo solo finito il carburante, ma ne abbiamo altro.. "Ah si? E dov'è l'altro carburante?" chiese innocentemente Patrick. Il sangue nelle vene di Ayato si ghiacciò letteralmente: "Oh cavolo, è dietro nel portabagagli!" esclamò dandosi una botta sulla testa. "Beh, allora prendiamolo." esclamò con l'aria più calma di questo mondo il giovane Patrick. "Prendiamolo?- Ayato quasì saltò dal suo sedile nel dire questo- Ma lo sai che temperatura c'è lì fuori? Esci a prenderlo tu se ne hai coraggio! "E dopo che l'ho preso che ci faccio?" disse candidamente Patrick. "Lascia stare....- sospirò Ayato- cercherò di fare più in fretta che posso". Bardatosi quindi come meglio poteva, Ayato uscì dalla macchina. La sola apertura dello sportello ghiacciò ogni liquido corporeo di Patrick che si trovava dalla parte opposta della vettura... di quello che fece, o meglio fece pensare, ad Ayato sorvoliamo. Ma alla fine il nostro eroe riuscì nell'impresa. Subito dopo rientrato però, dovette stare circa dieci minuti attaccato alle bocchette dell'impianto di condizionamento della vettura, che soffiavano aria tanto calda che Patrick cominciò a sudare, mentre Ayato batteva i denti. Nonostante i piccoli inconvenienti di viaggio, la strana coppia arrivò al castello di Sua Signoria. La scena che si trovarono di fronte era impressionante: le grandi mura esterne di difesa erano state completamente abbattute e lo scenario sembrava quello di una guerra. Tramite le riprese video e gli interrogatori fatti ai presenti, risultò chiaro che la fuga era stata organizzata dall'esterno, ed era stata realizzata usando un mezzo corazzato in dotazione all'esercito. Dopo aver raccolto tutti i dati che era possibile prendere, i due tornarono alla centrale dove fecero delle ricerche sui tre evasi tramite gli archivi della polizia. I loro nomi erano: Roger Phillip J., Ralph Kyazhaki e Ron Newmann. Grazie ad Arura che riuscì ad infiltrarsi in alcuni archivi informatici riservati, si scoprì che Ralph, uno dei tre, era affiliato di una banda criminale, ormai quasi sgominata essendone stati uccisi molti membri durante l'operazione che aveva portato, tra l'altro, all'arresto dello stesso Ralph. Era quindi estremamente difficile che fosse stata quella banda ad organizzare l'evasione: già era difficile che esistesse ancora, immaginiamo se avesse potuto disporre di un mezzo corazzato di quella potenza. Poichè le indagini a questo punto erano a punto morto, non essendoci nessun indizio che potesse permettere di risalire agli autori dell'evasione, Patrick suggerì una brillante strategia. Poichè l'unico contatto utile era la gang di Ralph, quella sera loro si sarebbero recati in un locale notturno nella zona della città dove si trovavano i superstiti della gang, ed avrebbero tentato di spacciarsi per ragazzi interessati ad entrare nell'organizzazione. Nonostante Ayato fosse parecchio riluttante, alla fine il progetto fu messo in atto. La zona nella quale si trovava il locale, com'era ovvio, non era certo la migliore della città, ma questo era previsto. Mentre Patrick mostrava scioltezza e disinvoltura, il povero Ayato, non avvezzo e soprattutto contrario a queste iniziative personali, era molto teso. Fu perciò molto contento quando Patrick, con un pizzico di boria, esclamò: "Tu non ti preoccupare, lascia parlare me che sistemo tutto io!. E, con gran sorpresa di Ayato, grazie a qualche credito (fattosi prestare da Ayato) allungato al barista, con qualche parola giusta Patrick riuscì a contattare un tizio che assicurò che il giorno dopo, a quella stessa ora, avrebbero potuto parlare con chi si occupava delle "nuove assunzioni". I due uscirono dal locale contenti ma, proprio sulla porta, un barbone mezzo ubriaco cadde vicino a Patrick il quale, forse troppo immedesimato nella parte di gangster, gli mollò un calcio e qualche improperio. Questo scatenò l'ira di Ayato che, proprio in mezzo alla strada nel retro del locale, e con la porta dello stesso ancora aperta, reagì al gesto di Patrick gridando: "MA CHE FAI?? SEI PUR SEMPRE UN POLIZIOTTO!!" Anche se sembrava che nessuno avesse sentito, nè reagito alle parole di uno stordito Ayato, improvvisamente uno strano silenzio calò su tutta la zona: persino i cani smisero di abbaiare. Ma non durò che pochi istanti: in un lampo si sentirono portiere di auto chiudersi in fretta, ruote sgommare sull'asfalto e rumore di passi frettolosi. Patrick guardò con sguardo accusatorio Ayato dicendogli drighignando i denti: "Ma sei impazzito? Cosa ti è saltato in mente di dire?" e subito dopo cominciò a scappare tirandosi dietro Ayato mentre si sentiva mezza città alle costole. Dopo una fuga disordinata tra i vicoli si imbatterono in un ladro che stava rubando un'auto. Patrick si mise a correre in quella direzione ed Ayato, poco dietro di lui, pensò: "Meno male, forse si vuole rifare del brutto gesto nei confronti del barbone impedendo a questo ladro di compiere il furto". Invece Patrick, con un poderoso calcio volante, stese al tappeto il ladro, poi salì al posto di guida dell'auto e l'accese gridando ad Ayato: "Sali presto!!", "Ma.. ma..- balbettò Ayato- mica vorrai rubare quest'auto?". "Sali o ti lascio qui!". Ayato ci pensò su un attimo, ascoltò i rumori minacciosi del vicolo dal quale proveniva, e montò di fretta sull'auto. Però, mentre Patrick partiva sgommando, mormorò: "Si però domani la restituiamo al legittimo proprietario....". Tornati alle rispettive case, dopo un movimentato tragitto, Patrick tentò di salvare la serata in un pub vicino, ma la fortuna quel giorno decisamente non era con lui e non combinò nulla, anche perché la carta di credito della SCP , si era ricordato, gli sarebbe stata fornita solo l'indomani. Il giorno dopo il nucleo investigativo 28 venne sollevato dal suo incarico per occuparsi di un caso molto più urgente: il furto dalla sede centrale della "Trade Associated Corp." di alcune informazioni riservate, probabilmente a scopo di ricatto. Le indagini furono svolte interamente per via informatica da Arura, la quale riuscì ad identificare dalle registrazioni un uomo, probabilmente l'autista del commando, di nome Jhonny Hitaro. Ayato e Patrick fecero irruzione in casa del malcapitato e lo arresterano dopo una breve colluttazione. L'interrogatorio del malcapitato fu fatto la sera stessa, nonostante alcuni problemi come il fatto che il sospettato arrivò in centrale sulla sedia a rotelle (Ayato non era riuscito a controllare la foga di Patrick che aveva scaricato metà dei colpi della sua pistola sulle sue gambe mentre lo stavano arrestando). Alla fine fu identificato il luogo dove sarebbe stato portato il data disk rubato. La testimonianza di Hitaro, però, gettò una nuova luce su questo caso: anzitutto sembrava che quest'ultimo fosse stato ingaggiato da un'altra persona, col solo compito di portare gli autori materiali del furto nei luoghi che, di volta in volta, questo misterioso individuo gli indicava. Hitaro non aveva mai visto quest'uomo, ma siccome il pagamento era arrivato puntualmente e sostanzioso, come promesso, non ci badò. Altra cosa inusuale: Hitaro non conosceva gli autori del furto, lui si era limitato a presentarsi in una zona della città, prendere tre individui con delle maschere sulla faccia e portarli vicino alla sede della corporazione. Era venuto a conoscenza del luogo dove sarebbe stato portato il disco rubato, solo grazie al suo buon udito, o almeno così disse. Infatti aveva sentito i tre parlarne tra di loro mentre li portava via dal luogo del crimine. Gli Enforcer vennero mobilitati ma, arrivati sul luogo, Ayato, Arura col suo veicolo d'appoggio, Patrick e gli altri 5 rinforzi che Ayato stesso aveva richiesto, si trovarono di fronte ad una scena di morte che non si sarebbero mai aspettati: il veicolo dei criminali era stato attaccato e non si vedevano superstiti ma, soprattutto, erano presenti altri 5 Enforcer del nucleo investigativo 15, quello del maggiore Hito, che era stato assegnato al caso dei 3 evasi. Dopo aver constatato che tra i cadaveri erano presenti, difatti, 2 dei fuggitivi. Ma c'erano alcune cose che non quadravano. Innanzitutto non era presente il data disk e, secondariamente, gli Enforcer del maggiore Hito non erano responsabili della strage. Il mistero fu chiarito poco dopo quando il gruppo venne attaccato da un Punisher HX-21 (mezzo d'assalto terrestre in dotazione alla fanteria corazzata imperiale) che uno dei fuggitivi, scampato alla strage, aveva preventivamente nascosto nelle vicinanze per ogni evenienza e che ora veniva da lui utilizzato per tentare di aprirsi un varco tra i poliziotti. La situazione non era certo delle migliori, visto che il nemico che ci si trovava di fronte era provvisto di una corazzatura in grado di assorbire la maggior parte dei colpi che i poliziotti avrebbero potuto dirigergli: bisognava agire d'astuzia, ma non ci fu neanche tempo per pensare. Dal Punisher partì una salva di missili alla volta del gruppo di Enforcer. Ayato, Patrick ed il maggiore Hito Riuscirono, buttandosi di lato, ad evitare le esplosioni insieme a molti degli altri poliziotti, ma due di loro vennero colpiti in pieno esplodendo. Il maggiore Hito ordinò ai suoi di avvicinarsi il più possibile per evitare i missili. Sparando coi loro mini cannoni, i due Enforcer del nucleo investigativo 15 si gettarono contro il Punisher. Ma questo, con una delle sue zampe, trafisse la gamba destra di uno dei due, mentre eseguendo una spazzata con un'altra delle zampa, risucì a mettere fuorigioco il secondo. "Ora!" si disse Ayato Ayato si mosse correndo alla volta del mostro col suo Enforcer: i missili esplodevano tutt'attorno a lui. Giunto a pochi metri si gettò scivolando sotto il corpo centrale del Punisher facendo fuoco proprio al di sotto del sistema di propulsione. Tra il fumo e la concitazione generale Ayato sentì alcune esplosioni all'interno del mezzo avversario. Fece per muoversi velocemente fuori da lì, ma venne investito ugualmente dall'esplosione. Una scarica elettrica gli percorse il corpo e perse conoscenza. Patrick e gli altri intanto si preoccuparono di arrestare il pilota del Punisher, che era riuscito ad eiettarsi prima dell'esplosione, e di aiutare i feriti. Dopo il feroce scontro in cui persero la vita 2 poliziotti ed altri 4 rimasero feriti, il fuggitivo venne arrestato, ma dal suo interrogatorio non si riuscirono a cavare fuori elementi in grado di gettare luce sulla sua fuga dal castello e sul furto alla "Trade Associated Corp.". A quanto pareva infatti, l'evasione ed il furto del data disk sembravano essere stati progettati da un misterioso individuo esterno alla gang degli evasi. La descrizione data dall'uomo però non portò ad identificare nessuno che fosse già schedato negli archivi della polizia, nè in nessun altro archivio in cui Arura riuscisse ad accedere. L'uomo misterioso aveva loro offerto una ingente somma di danaro per sottrarre alla corporazione quel data disk, ed avrebbe dovuto consegnargli i soldi proprio nel luogo dove, invece, erano stati attaccati da alcuni cacciatori di taglie, ai quali lui era riuscito a sfuggire a stento. Non aveva idea di cosa contenesse quel disco, né del perché l'uomo misterioso lo volesse a tutti i costi, né perché aveva organizzato la loro fuga anziché usare gente dei bassifondi dei quartieri est di Angel City, ma gli importava poco, così aveva detto, l'importante era avere quel mucchio di soldi e la libertà... ma non avrebbe mai pensato ad un simile tradimento. Dopo aver concluso la giornata praticamente con un nulla di fatto, Ayato finì a tarda sera di compilare il suo rapporto. Sfinito ma determinato ad arrivare in fondo a questa storia spense la luce del suo ufficio per fare ritorno a casa: l'interrogatorio era finito da un pezzo ed anche Patrick ormai se ne era andato, mentre lui era rimasto ancora un po' a rimuginare sugli eventi della giornata.
|