A m e r i c a
Primo atto: il viaggio e New York City

-seconda parte-

"Why we spend our youth chasing money and, when we find it, we spend our money chasing youth"

Il nostro è un viaggio ciclico, un viaggio che è appena cominciato, ma che alla fine si concluderà spiegandoci ciò che abbiamo visto solo all'inizio. Come un serpente che, girando su se stesso, raggiunge la sua stessa coda e, solo allora, si rende conto che quella è effetivamente la sua. Anche noi come lui, ci renderemo conto solo più avanti di quel che vuol dire esattamente vivere a New York. Per questo ho scelto, per commentare questa enigmatica città, uno slogan che noi incontreremo solo più avanti, precisamente a San Francisco, nella pubblicità della Citybank. Come a dire, per usare le parole di chi questa vacanza l'ha fortemente voluta e progettata, "Nulla è a caso".
Il municipio.... eppure ci ricorda qualcosa....
La nostra visita della città si conclude a Downtown. Ci sembra strano pensare che Manhattan è una penisola. E ciò ci farebbe pensare che questa città, o perlomeno questa parte della città, debba, in un certo qual modo, ricordarci un posto di mare, un porto, almeno alla lontana. Il porto in effetti c'è. Ma non ci sono barche da pesca, non ci sono neanche yacht lussuosi di qualche miliardario. Solo barche che trasportano turisti qua e là per la baia. Il che non ce la fa sembrare neanche lontanamente un porto di mare. Neanche il suo odore è un odore di città marittima. Qui si gioca il futuro del mondoQui sembra che non sia, come in tutto il resto del mondo, il mare con la sua immensità a dare l'impronta ed il profumo alle città che sorgono su di esso. Qui sembra il contrario, pare che il mare stesso si sia impregnato dell'essenza della città. E' tanto strano che sembra quasi finto, e ti verrebbe voglia di toccare l'acqua per accettarti che sia liquida e non un gioco di specchi.
Ma noi ancora ci stupiamo perchè siamo appena arrivati negli Stati Uniti. Ancora non ci siamo resi conto che qui tutto ci stupisce, anzi, pare fatto apposta per stupirci, e molto spesso ce lo chiederemo se quel che vediamo è finto o è vero. In molti casi la stessa domanda sarà fonte di stupore... come accade nel caso di Central Park. Sappiamo tutti perfettamente che il parco è finto in quanto costruito appositamente per valorizzare una zona della città, quel che ci stupisce è il quanto sia palesemente finto. Ogni roccia, ogni pozza d'acqua, ogni albero, ogni panchina sembra essere stata piazzata in un posto ben preciso, con uno scopo ben preciso: quello di sembrare finto, in quanto finto è. Forse è un concetto non facilmente intuibile, eppure paradossale nella sua verità. Pensateci: la maggior parte delle cose finte se ci fanno stupire per la loro bellezza ci fanno dire "Sembra vero!", allo stesso modo di come una cosa vera, se molto bella, ci fa pensare "Sembra finta!". Il concetto di un finto fatto apposta per sembrare finto ha del paradossale... Il ponte di Brooklyn, quante volte lo avremo visto in foto?Allo stesso modo di Central Park, l'impronta marinaresca che si pensa New York potrebbe avere, almeno nel suo quartiere del porto, non tiene conto di alcuni fattori. Quel che non abbiamo considerato, in questo caso, è che non stiamo parlando di una città di mare, che basa il suo benessere sulla pesca. Stiamo parlando della città nella quale si decide il futuro economico del mondo intero. La città più di ogni altro simbolo del potere americano. Ci pare per lo meno doveroso che anche gli elementi, ed in questo caso il mare, si pieghino al suo volere, diventando quello che è lei a volere. O no?

Ed infine, ancora una volta, il tempo ci ricorda che la sua mano domina il mondo, ed è al di sopra di noi uomini e dei nostri giochetti. E non solo, ci ricorda anche che da ora in poi saremo in viaggio, verso il vero On The Road. Saltando di posto in posto, senza mai fissa dimora. Guardando e assaporando di tutto, ma sempre per poco, sempre di fretta. E' giunto quindi, cari amici, il tempo di partire, verso l'ovest, verso la meta, con ancora il sogno ben fisso in testa. Con ancora il pacifico nelle nostre menti, come lo era per chi, quasi 4 secoli fa, vi arrivava la prima volta.

Tuttavia non ci si può accomiatare così da New York. Ci sono ancora molte cose da dire, da fare. Ma forse non ce n'è il tempo, o magari la voglia. Però tocca ricordare di come il tempo cambia le cose. E quello che un giorno c'era, il giorno dopo non c'è più. E quello che per noi, il 21 agosto, era una solida realtà, per altri, solo pochi giorni dopo, l'11 settembre, era il crollo delle certezze. Stiamo parlando delle Twin Towers. Noi abbiamo avuto l'onore di visitarle, e non vogliamo ricordarle dal basso o da lontano, come molti ora fanno. Vogliamo ricordarle dall'alto, per quello che da sopra si vedeva. E certo non è nostra intenzione ricordare la struttura, quanto tutte le persone che quella struttura hanno costruito, in cui hanno vissuto, in cui, sfortunatamente, sono rimaste.
Il ponte di Brooklyn, da sopra le Twin Towers Nord Manhattan, da sopra le Twin Towers

La statua della libertà, è tanto piccola che tocca indicarla
T W I N

TOWERS














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