A m e r i c a
Secondo atto: le montagne rocciose

Ancora un areo. Ma questo è come se fosse il primo areo del nostro viaggio. Quella di New York è stata una breve parentesi. Come un assaggio della nuova aria americana che avremmo dovuto respirare lungo tutto il viaggio. Un lasso di tempo in cui ci dovevamo ambientare al nostro nuovo stile di vita. Ed ormai è finito. Neanche il tempo di riflettere e siamo a Denver. Avamposto che ci avrebbe permesso di cominciare il nostro attacco alla zona pacifica. La nostra fedele compagna di viaggio Un avvicinamento che sarebbe stato molto lungo. Ma si sa che le mete raggiunte col sudore sono sempre le più gustose. E noi, modestamente, siamo dei buongustai. E così eccoci qui, a bordo della nostra nuova fiammante Pontiac Sunfire (ricordate: Nulla è a caso!!) pronti a lanciarci alla scalata delle montagne rocciose.
Noi finora dell'america avevamo visto una città. Che per quanto possa essere costruita in maniera diversa, con la sua pianta squadrata e priva di fantasia, per quanto con usi, costumi e gente diversa da quelle a cui siamo abituati, rimane sempre e comunque una città. E le città le conosciamo. Ma ora sono nuove le cose che ci stupiranno. Le montagne rocciose.
Non so a voi, ma a me la parola "roccioso" fa venire alla mente un blocco uniforme di roccia che si staglia verso l'alto, sfida il cielo e le stelle, fende le nubi alte nell'atmosfera. Ecco, niente di tutto questo. Le montagne rocciose sono un enorme ammasso di terra e pezzi piccoli di roccia sparsi dentro essa, che somiglia molto ad una qualche discarica di una cava. I pendii sono molto poco ripidi, alcune rocce più grosse sono letteralmente poggiate su queste discese enormi di terra, e sembrano lì lì per rotolare via, proprio contro la vostra macchina. Il tutto dà davvero l'idea che qualcuno, qualcuno di MOLTO grosso, si sia divertito a fare dei buchi qua e là nella terra. Terra che poi, accumulatasi nel corso dello scavo, ha formato queste colline, che tali semprano le montagne rocciose, nonostante siano molto alte in realtà. E questo è già il primo indizio che ci fa pensare che una volta l'america fosse un enorme altopiano, ma che poi gli americani, avendo considerato che un tale paesaggio era monotono e che nessuno si sarebbe stupito nel vederlo, abbiano costruito le montagne rocciose, al solo scopo di creare un paesaggio confortevole e vario. Una tendenza che gli americani non hanno perso, non a caso hanno costellato il loro paese di enormi parchi di divertimento: le montagne rocciose forse erano la loro prova generale.

Siamo appena partiti, eppure tutto qui ci stupisce così tanto che decidiamo di fermarci. Perchè dall'autostrada abbiamo visto qualcosa che ci incuriosisce. Georgetown vista dall'alto delle montagne vicineLa nostra guida dice che qui è pieno di vecchie miniere d'oro abbandonate, e che molti sarebbero disposti ad accompagnarci a visitarle. Ma a noi l'oro come minerale non interessa più di tanto. Noi il nostro oro lo cerchiamo nella gente. E sempre, lungo questa vacanza, troveremo delle figure che ci colpiranno, delle personalità che segneranno le nostre tappe di viaggio. Per quanto possa sembrare paradossale, appena lasciata la folla di New York, abbiamo cominciato ad addentrarci nella natura ed abbiamo trovato gente, a partire dalla scaricatrice di bagagli nell'aereoporto di New York, fino ad arrivare al tipico messicano... ma non anticipiamo i tempi e continuiamo il nostro viaggio. Viaggio che ci fa trovare, tutto d'un tratto, in un paesaggio da tardo ottocento. La cittadina in cui per caso ci imbattiamo si chiama Georgetown e, a dispetto di sue omonime più famose e più grandi, è una città piccolina e raccolta. Tutte, e dico tutte senza alcuna eccezione, le case qui sono in perfetto stile vittoriano. Tutte costruite interamente in legno col tetto spiovente (in fondo qui d'inverno nevica spesso... non per niente è una località scistica), con il loro bravo porticato, le tendine alla finestra, la lanterna sulla veranda, la porta a vetri sulla strada ed una porta in legno subito dietro essa, tutte colorate con tenui tinte pastello. Un piccolo sogno di più d'un secolo fa. Una delle case di Georgetown, costruita vicino al ponticello sul torrente La città è traversata da un piccolo torrentello che allegro schiamazza tra le rocce del suo letto, ed è l'unico rumore assordante che qui si sente. Tutto il resto è natura. Rimaniamo stupiti nel guardare il negozio del barbiere, con le sedie in pelle e la stessa aria che si respirava 4 secoli fa, quando, per dirla come Henry Fonda "il west era sconfinato e non si incontrava mai per due volte la stessa persona". Eppure siamo qui. Mangiamo in un perfetto saloon, con il bancone di quelli dove una volta facevano volare i boccali di birra, giriamo per le strade dove i grilli salutano il nostro passaggio e passiamo per un giardino dove forse ci giocavano i figli di John Wayne in settimana bianca. Quindi finalmente giungiamo nel nostro motel, dove ci concediamo un po' di meritato riposo. Ci fermiano un attimo a studiare la mappa e stabilire il percorso del giorno dopo, in quella che diventerà presto una consuetudine, ma anche una necessità, del nostro viaggio.
Il lurido nascondiglio dei nostri tre rifugiati in quel di Georgetown Guardate bene questa camera di motel, perchè non ve ne riproporremo altre. Gli americani, si sa, non hanno molta fantasia. Di miglia ne abbiamo fatte veramente tante, di paesaggi ne abbiamo visti, letteralmente, di tutti i colori. Abbiamo visto strade, posti e persone completamente diverse tra di loro. Ma una cosa non è mai cambiata: lo stile delle nostre camere di motel, tutte simili tra di loro.

Ed anche Georgetown, dopo averci stupito, averci fatto rimanere senza fiato, è solo una tappa del nostro viaggio. Tappa che, come in tutti gli altri posti, ha la durata di un battito di ciglia. Quello che ci porta dall'attimo prima di addormentarci al primo sbadiglio della mattina dopo. Anche questa piccola, fantastica cittadina è ormai parte del nostro bagaglio di viaggio. La archiviamo tra i nostri ricordi più belli, recuperiamo armi e bagagli e via di nuovo, verso l'avventura.

Avventura che, nella pratica, ci porta poco più lontani, nella mitica Vail. Siamo curiosi di vedere se Vail assomiglia in qualche modo a Georgetown, ma probabilmente pretendiamo troppo. Benvenuti a Vail, tra la sua aria fresca e le sue verdi colline La nota cittadina sciistica è null'altro che un insieme di moderni hotel, ben integrati nella natura si certo, ma pur sempre moderna. Ma anche Vail ha qualcosa da insegnarci, come avremo da notare in praticamente tutte le tappe del nostro lungo viaggio. Noi, da bravi europei, siamo abituati ad immaginare le città, bene o male, tutte a pianta radiale, che si sviluppano a partire da un centro e via via degradano verso la periferia. In america le città si sviluppano invece in maniera omogenea in tutte le direzioni, a causa della loro pianta con strade che si intersecano tutte formando angoli retti tra di loro. Per questo chiedere ad un americano "Scusi, dov'è il centro città?" sortisce lo stesso effetto che si avrebbe domandando ad uno psicologo come funziona un acceleratore al sincrotone. Così, dopo aver posto, con assoluta ingenuità, questa come prima domanda ad una signora che si è subito sentita spaesata, abbiamo modificato la nostra richiesta prima in "Qual'è il posto più interessante da visitare?" e poi, visto che la risposta a questo è stata il centro commerciale, in "Scusi, lei dove sta andando?".
Tutto questo ha avuto il solo effetto di farci capire che gli americani non sono molto avvezzi a rispondere a domande così complicate, ed abbiamo quindi deciso, da bravi italiani, di fare a modo nostro. Dopo aver On The Roaddeciso che le villette ed il golf club avessero soddisfatto la nostra sete di bei posti, abbiamo quindi seguito il consiglio della signora (giusto per non lasciarla scontenta), dirigendoci verso il posto più interessante da visitare.
Quindi, con le nostre felpe ed i nostri souvenir, abbiamo ripreso la nostra lunga strada verso l'occidente. Strada che è stata la nostra vera compagna di viaggio, avendo percorso, in circa due settimane, più di 5000 chilometri solo in macchina, ed innumerevoli altri a piedi.

Ed ancora, attraverso le montagne rocciose, rientriamo nei climi caldi, dirigendoci verso il Gran Canyon, seguendo il percorso del grande fiume Colorado.



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